Subito dopo il cardo, l’erica scozzese (heather) è il fiore di Scozia più famoso.
D’estate, le colline delle Highlands vengono letteralmente ricoperte di erica e si colorano di viola.
Scoprite con noi curiosità, miti e leggende che circondano questa romantica pianta.
L’erica scozzese: l’altro fiore simbolo di Scozia
Nessuna pianta, a parte il cardo, può essere associata alla Scozia più dell’erica.
In inglese l’erica è chiamata heather, mentre in gaelico scozzese “fraoch”.
L’erica scozzese (nome generico Calluna Vulgaris) è una pianta sempreverde che prospera su terreni poveri e acidi e ben si adatta anche alle condizioni più aspre e selvagge.
Il tipo di torba, che si trova ampiamente nelle Highlands scozzesi, costituisce senza alcun dubbio un habitat ideale.
Le sue piante sono abbastanza resistenti al pascolo e, pensate, possono sopravvivere a temperature fino a -32ºc e fino a 38ºc.
Si pensa che il nome “heather” derivi dalla vecchia parola scozzese haeddre, che è stata usata fin dal 14° secolo per descrivere questa pianta selvatica che, da sempre, ricopre le brughiere della Scozia.
Il tipo più comune di erica è quella ‘lyng’.
Non a caso l’heather scozzese è talvolta nota anche come “lyng heather“.
Si tratta di un chiaro riferimento alla parola norrena “Lyng” che significava “di peso leggero”.
E’ una pianta folta che può raggiungere l’altezza di un metro.
Ha piccole foglie simili a squame con bordi arricciati, che sono disposti in coppie opposte a forma di croce sui rami.
Produce piccoli fiori, disposti a punte strette, i cui colori vanno dal bianco al rosa e talvolta anche al rosso, ma per lo più sono viola.
Uno dei motivi per andare in Scozia d’estate? Le sue meravigliose distese di erica.
Di solito, l’erica fiorisce due volte l’anno in Scozia: all’inizio dell’estate e poi verso la fine, poco prima dell’inizio dell’autunno.
Anche se varia di anno in anno, a seconda del tempo, il periodo ideale per vedere la bellezza dell’heather in fiore è tra la fine di luglio e l’inizio di settembre.
Agosto senza dubbio è il mese migliore!
L’erica è in piena fioritura e le colline scozzesi esplodono di colore.
Erica scozzese tra miti e leggende
In una terra di leggende e di magia come la Scozia, è impossibile non nascessero e pullulassero storie e miti legati all’erica.
Gli scozzesi, si sa, sono degli incredibili storytellers.
Così, come per ogni altro simbolo scozzese, l’erica ha la sua buona dose di leggende.
La leggenda della creazione dell’erica
Una delle prime storie riguarda proprio la “creazione” stessa dell’erica.
Si racconta che, quando Dio creò il mondo, guardò le spoglie colline scozzesi, decise che era necessaria una pianta per rendere le pendici più belle.
Chiese quindi alla quercia, il più forte di tutti gli alberi, se fosse disponibile.
La quercia però rifiutò dicendo che il terreno era troppo superficiale per mettere radici e fiorire.
Dio allora si rivolse al caprifoglio che, con i suoi fiori gialli, avrebbe potuto diffondere la sua bellezza e fragranza sulle colline della Scozia.
Ma anche il caprifoglio rifiutò perché non avrebbe potuto crescere in un terreno tanto inospitale.
Fu allora la volta della rosa. Ma anche questa spiegò che non sarebbe stata in grado di sopravvivere ai forti venti e alla pioggia battente.
Sconsolato, il buon Dio si imbatté per caso in un piccolo arbusto verde e basso con piccoli fiori bianchi e viola.
Era l’erica e le chiese: “Pensi di riuscire a crescere sui pendii per renderli più belli?”.
L’erica, a dire il vero, non era sicura di essere in grado, ma rispose che avrebbe provato e fatto del suo meglio.
Dio fu così contento che le diede tre doni: la forza della quercia, la fragranza del caprifoglio e la dolcezza della rosa.
Oggi la corteccia della pianta di erica è più forte di quella di qualsiasi altro albero o arbusto, la delicata fragranza viene utilizzata per profumare i saponi e la dolcezza dell’erica fa di lei uno dei fiori preferiti dalle api.
La leggenda dell’Heather Ale
Non meno famosa è la leggenda che racconta di uno scontro tra i vichinghi e l’ultimo re dei Pitti.
I pitti, gli antichi abitanti della Scozia, erano famosi per la loro ferocia in battaglia e, anche, per la birra.
La leggenda vuole che la loro birra, prodotta esclusivamente con punte di erica o miele di erica, fosse inebriante e formidabile.
Pare infatti che i Pitti producessero una birra chiara solo con l’erica, senza l’aggiunta di malto, luppolo (che non cresce in Scozia), o qualsiasi altro dolcificante, basandosi esclusivamente sulle fioriture di erica per alimentare il processo di fermentazione.
Non è un caso che gli archeologi abbiano trovato tracce di una bevanda fermentata a base di fiori di erica su un frammento di ceramica neolitica risalente a 3000 anni fa sull’isola di Rum.
Robert Louis Stevenson, scrittore e poeta scozzese, ha scritto addirittura una poesia intitolata Heather Ale, ispirata a questa leggenda.
Ebbene, si racconta che nel IV secolo (in verità sembra molto più verosimile si trattasse dell’ottavo secolo) i Vichinghi sconfissero i Pitti in battaglia.
L’intera popolazione venne uccisa, tranne il re e suo figlio che erano stati legati in cima ad una scogliera.
I Vichinghi volevano a tutti i costi entrare in possesso della ricetta segreta della birra di erica dei Pitti, di cui solo il re e suo figlio erano in possesso.
Il re dei Pitti promise che gliela avrebbe consegnata se solo avessero dato a suo figlio una morte rapida e senza sofferenza.
Così i Vichinghi legarono il figlio del re dei Pitti e lo gettarono giù dalla scogliera dove questi annegò rapidamente.
Ma il re non mantenne la sua parola.
Aveva chiesto una morte rapida per il figlio, perché temeva che quest’ultimo non avrebbe resistito alle torture e avrebbe rivelato la loro ricetta segreta della birra.
A quel punto, il re afferrò il capo vichingo trascinandolo con sé giù dalla scogliera.
Il segreto della ricetta della birra di erica fu salvo per sempre.
L’erica bianca e le sue leggende
La maggior parte dell’erica è di colore viola, ma c’è anche una specie più rara: l’erica bianca.
Proprio la rarità di questa specie, ha fatto sì che venisse associata all’idea che potesse portare fortuna.
Un po’ come accade anche per il quadrifoglio nella tradizione celtica irlandese.
Tra le varie credenze più romantiche, c’è quella di ritenere che i fiori bianchi crescano nei cimiteri delle fate e per questa ragione portino fortuna.
Oppure quella di ritenere che l’erica bianca nasca solo su un terreno dove non è mai stato versato sangue in battaglia.
In generale, però, l’erica bianca è sempre stata strettamente associata a battaglie e conflitti, e si è sempre ritenuto che portasse fortuna a chiunque la indossasse .
Si dice, ad esempio, che i capi del clan MacDonald usassero appuntare un mazzetto di erica scozzese alle loro lance.
E così anche altri clan scozzesi, quali i MacAlister, MacIntyre, Ranald, Farquharson, MacPherson e Shaw, hanno spesso usato l’erica come simbolo del clan, prima di ricorrere a simboli araldici più sofisticati.
Nel sedicesimo secolo, il clan Ranald, uscito vittorioso da una battaglia, credeva che la ragione del loro successo fosse proprio l’erica bianca che indossavano nei loro cappelli.
Circa 200 anni dopo, Ewan di Cluny (Capo del Clan MacPherson), fu costretto a nascondersi dopo la Battaglia di Culloden.
Incredibilmente Cluny riuscì a sfuggire alla cattura.
Quelli che lo cercavano non lo notarono nemmeno, mentre lui dormiva nascosto in un cespuglio di erica bianca.
Ciò ovviamente non fece altro che rafforzare la convinzione che il merito della sua fortuna fosse di questa pianta.
Perché l’erica bianca è il portafortuna preferito delle spose?
C’è un’altra celebre leggenda scozzese, triste e romantica al tempo stesso, che ha per protagonista l’erica dai fiori bianchi.
Secondo il mito, Malvina, la bellissima figlia del leggendario bardo e principe gaelico Ossian, era promessa sposa del valoroso guerriero Oscar.
Un giorno, Malvina, in attesa del ritorno di Oscar dalla guerra, fu avvicinata da un messaggero.
Il suo promesso era morto in battaglia e le aveva inviato il fidato messaggero con un mazzetto di erica, come ultimo segno del suo amore per lei.
Dopo aver ricevuto questa tragica notizia, la giovane iniziò a piangere disperata.
Le sue lacrime caddero sull’erica che divenne immediatamente bianca.
Vagò per le colline singhiozzando, mentre le sue lacrime continuavano a cadere e trasformavano ogni pianta di erica che toccavano in bianco.
Desiderando che nessuno provasse il suo stesso dolore, Malvina espresse il desiderio che l’erica bianca da quel momento in poi portasse fortuna a tutti coloro che la trovavano.
Ancora oggi l’erica bianca è considerata di buon auspicio, soprattutto dalle spose.
Per questo alcuni ramoscelli vengono aggiunti al bouquet o sulle varie decorazioni dei matrimoni, ad esempio nei centritavola.
Usi antichi e tradizionali del fiore di erica
Nel corso dei secoli, l’erica è stata utilizzata in svariati modi.
Addirittura i Druidi, ex sacerdoti celtici, consideravano la pianta sacra e ritenevano potesse avere proprietà e poteri soprannaturali.
Sin dai tempi antichi (risalenti a migliaia di anni prima della nascita di Cristo) l’erica scozzese essiccata veniva usata per realizzare materassi profumati.
Una prova di questo è stata trovata in un villaggio di 4000 anni fa sull’isola di Skara Brae nelle Orcadi.
Storicamente, i letti di erica erano considerati confortevoli quanto i letti di piume, perché i gambi e i fiori secchi erano leggeri e morbidi. Senza considerare poi che un letto fatto di erica aveva il vantaggio dell’aromaterapia incorporata.
Solitamente le teste di fiori profumate venivano posizionate in corrispondenza della parte superiore del materasso dove si appoggiava il capo.
Gli steli e le radici legnose, inoltre, venivano spesso utilizzate come legna da ardere, paglia, coperte, tessitura di cestini e fabbricazione di scope.
In effetti, si dice che il nome latino dell’erica, Calluna, derivi dal greco “kallyno“, che significa “purificare”, “abbellire”, ma anche “pulire” e “spazzare“.
I fiori e le foglie superiori venivano poi usati come tintura per tessuti e, altresì, impiegati nell’erboristeria tradizionale per le loro proprietà benefiche.
Con il passare dei secoli non è mai venuta meno la convinzione che l'”heather” avesse alcune incredibili proprietà medicinali.
In effetti, è risaputo che l’erica scozzese abbia proprietà diuretiche, astringenti, antisettiche e sedative.
Per questo vi si è sempre fatto ricorso per curare ogni tipo di condizione e distrubo.
Nelle Highlands, ad esempio, l’infuso di foglie di erica veniva abitualmente utilizzato per curare la tosse, le infezioni urinarie e per trattare l’artrite e i reumatismi.
Tra le altre cose, si dice che il “thè della brughiera“, fatto appunto con fiori di erica, fosse uno dei preferiti di Robert Burns.
Oggi i fiori di erica vengono spesso aggiunti agli sciroppi di erbe, usati nelle ricette della birra (heather ale) e per produrre il miele.
Il miele di erica Ling (heather honey), ricco di minerali, è un prodotto tipico, molto ricercato per il suo sapore unico e delicato.
E, ultimo ma non meno importante, l’erica è usata per creare saponi, candele e profumi.
In fin dei conti, basta poco per portarsi a casa il profumo delle Highlands!
Conoscevi già queste curiosità e leggende sull’erica scozzese? Ne conosci altre? Lasciaci un commento!
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1 commento
L’Erica è proprio il simbolo della Scozia insieme al Cardo. Mi hanno accompagnato in tutto il mio viaggio on the road e penso che siano davvero un elemento fondamentale dell’immaginario della Scozia e delle sue tradizioni!