Flora McDonald è sicuramente uno dei personaggi storici più amati dagli scozzesi.
Il suo avventuroso viaggio “oltre il mare a Skye” con il fuggitivo Bonnie Prince Charlie vestito da cameriera, l’ha trasformata nell’eroina leggendaria della Scozia.
Il suo coraggio, la sua audacia e la sua lealtà sono celebrati in innumerevoli poesie e canzoni, che l’hanno resa celebre in tutto il mondo.
Una volta che se ne conosce la storia, è quasi impossibile non provare simpatia e ammirazione per lei.
Se non avete mai sentito parlare di Flora MacDonald, preparatevi ad ascoltare la storia romantica di una donna straordinaria entrata nel mito.
Chi era Flora MacDonald?
Flora MacDonald è considerata l’eroina delle Highlands scozzesi per eccellenza.
Dopo Mary Stuart, regina di Scozia, è il personaggio femminile più amato e popolare della storia scozzese.
Non è certo un caso sia la protagonista di molte canzoni popolari, che diverse associazioni portino il suo nome e venga immortalata in diverse statue.
La più nota, forse, è quella che si trova all’ingresso del Castello di Inverness.
La sua leggenda sopravvive oggi come una storia di coraggio, romanticismo e lealtà.
Noi ne siamo rimasti talmente affascinati, che non abbiamo potuto fare a meno di andare a visitare alcuni dei luoghi che hanno scandito le tappe fondamentali della sua vita.
Se anche voi volete saperne di più, non dove far altro che continuare a leggere
Gli anni dell’infanzia e della giovinezza
Flora nacque nel 1722 in una famiglia benestante a Milton, nell’Isola di South Uist, una delle isole nell’arcipelago delle Ebridi Esterne.
E’ conosciuta principalmente per il suo sostegno sia alla causa giacobita in Scozia sia alla causa lealista in America, durante la guerra rivoluzionaria.
Terza figlia di Ranald e Marion MacDonand, rimase presto orfana di padre.
Non passarono molti anni però che la madre si risposò con Hugh MacDonald di Armadale, anch’egli un presbiteriano praticante, membro dello stesso clan, sebbene parente lontano.
Flora crebbe a Skye sotto la cura del Capo del suo Clan, il MacDonald di Sleat. Frequentò la scuola a Sleat e, a detta di molti, andò a studiare anche ad Edimburgo.
Nel 1745 suo fratello maggiore Angus subentrò nella conduzione della fattoria dei genitori a South Uist, mentre la madre, il patrigno, Flora e gli altri fratelli si trasferirono ad Armadale, sull’isola di Skye.
Nel 1746 Flora MacDonald fece ritorno alla casa natale a South Uist per dare una mano al fratello.
Era il 20 giugno 1746 e Flora aveva solo 24 anni, quando, un venerdì verso mezzanotte venne svegliata di soprassalto da suo cugino Neil.
Bonnie Prince Charles, il Giovane Pretendente, era arrivato alla fattoria e aveva bisogno di aiuto.
Flora MacDonald e la Causa Giacobita
Tra i contadini e le loro famiglie, Flora aveva molti amici e ben presto imparò a cantare anche canzoni gaeliche.
Crebbe ascoltando molte storie sul passato della Scozia, inclusa la storia di re Giacomo II, il re cattolico di Inghilterra e Scozia, rimosso dal trono ed esiliato nel 1688 dai protestanti che temevano l’influenza di un re cattolico.
Molti scozzesi, tuttavia, continuavano a nutrire speranze.
Erano fiduciosi che un giorno il figlio di re Giacomo sarebbe tornato per guidare e governare la Scozia.
Questo figlio, James Francis Edward Stuart, cercò di riconquistare il trono, ma fallì.
L’onere ricadde quindi sul figlio di quest’ultimo, Charles Edward Stuart, conosciuto dai più come Bonnie Prince Charlie.
Gli scozzesi che desideravano il ritorno di un re scozzese si chiamavano giacobiti, proprio in onore di re Giacomo.
Parlavano spesso del giorno in cui Bonnie Prince Charlie sarebbe tornato in Scozia per riconquistare il trono.
Nel 1745, Bonnie Prince Charlie arrivò in Scozia e organizzò silenziosamente i sostenitori.
Il fatidico anno del 1746 segnò tuttavia la fine del movimento giacobita in Scozia.
Dopo alcune battaglie di un certo successo, le truppe di Carlo Stuart supportate da dozzine di clan fedeli alla causa, subirono una terribile sconfitta nella sanguinosa battaglia a Culloden che pose fine definitivamente alle loro speranze.
Dopo la battaglia, re Giorgio II d’Inghilterra emise l’ordine di torturare e punire tutti coloro che avevano aiutato il principe.
E il Giovane Pretendente doveva assolutamente fuggire dalla Scozia prima di essere ucciso.
Gli inglesi, infatti, avevano messo una taglia di 30.000 sterline (una cifra incredibile per l’epoca) e l’intera area era piena di soldati che lo cercavano.
Flora MacDonald si trovava con i membri del suo clan a Benbecula quando il Principe arrivò lì, in pericolo imminente di cattura.
La sua unica possibilità di fuggire era di lasciare l’isola sotto mentite spoglie.
Molte persone aiutarono il principe Carlo, ma fu Flora MacDonald che forse lo aiutò più di tutti.
L’incontro con Bonnie Prince Charles
In verità, il rampollo degli Stuart era sbarcato sull’isola di Benbecula il 27 aprile, undici giorni dopo la sconfitta di Culloden.
Con l’aiuto del cugino di Flora, Neill MacEachain MacDonald, il Giovane Pretendente aveva proseguito la fuga sull’Isola di South Uist.
Il 19 giugno 1746 gli Inglesi avevano accerchiato Prince Charlie e la sua cattura era ormai questione di giorni, se non di ore.
Nessuna casa ormai era più sicura per lui.
ll compito di Flora era di travestire da donna lo sventurato principe, stanco morto e pieno di punture di zanzare, e fargli passare le linee nemiche come Betty Burke, sua cameriera personale.
Era l’unico modo per ingannare e riuscire a sfuggire alle truppe governative inglesi.
Il mattino seguente la giovane partì diretta verso nord, ma l’arrestarono proprio durante la traversata per l’isola di Benbecula.
ll patrigno di Flora, comandante della milizia locale, ottenne che fosse liberata e le procurò i documenti di viaggio necessari: un salvacondotto per lei e per il cugino Neill, che faceva la parte del suo servitore, e uno naturalmente per la “cameriera” Betty Burke.

In effetti, sebbene avesse inviato soldati a sostenere le truppe governative a Culloden, il patrigno di Flora era anch’egli solidale con la causa giacobita.
Stava apparentemente dalla parte del governo inglese per ragioni di pura convenienza e sopravvivenza, dal momento che non vedeva reali possibilità di vittoria nella causa giacobita.
Sapeva bene che, al pari della precedente rivolta del 1719, il sostegno alla causa sarebbe costato al suo clan numerose perdite di vite, denaro e terra.
Per questo, stavolta, aveva deciso di agire più con la testa che con il cuore.
Questo tuttavia non gli impedì di aiutare Carlo Stuart a fuggire e nascondersi, operando alle spalle dei funzionari governativi.
Era il capo clan MacDonald che forniva costantemente informazioni al principe su dove spostarsi, per evitare che le milizie governative lo rintracciassero nell’area.
Altrimenti, sarebbe stato praticamente impossibile sfuggire alla cattura.
Flora, Neill e il principe trascorsero il periodo tra il 22 e il 27 giugno a Nunton, sull’isola Benbecula, nascosti presso il capo dei MacDonald di Claranald.
Il problema è non si riuscivano a trovare abiti femminili adatti, che andassero bene al troppo alto Charlie, per cui si dovette prima far cucire un intero guardaroba per “Betty Burke”.
ll 28 giugno, Flora, Neill e il rampollo degli Stuart camuffato da donna partirono da Rossinish (sulla costa orientale di Benbecula) alla volta dell’Isola di Skye su una barca di 6 metri.
Il mattino dopo i tre avvistarono la costa della penisola di Waternish, ma non poterono approdare perché alcuni soldati inglesi spararono contro la barca.
Un secondo tentativo di sbarco, alcuni chilometri più avanti, vicino a Kingsburgh, ebbe maggiore successo.
La fuga sarebbe stata successivamente immortalata nella celebre ballata “Skye Boat Song”, pubblicata nel 1884:
“Accelera la barca come un uccello su un’ala, poi
i marinai piangono.
Porta con te il ragazzo nato per essere il re,
oltre il mare, a Skye. “
Il mattino seguente i tre proseguirono fino ad arrivare a Portree, il capoluogo dell’Isola di Skye.
Il principe era riuscito a sfuggire all’accerchiamento degli inseguitori inglesi.
Il 1° luglio Flora e il cugino Neill si recarono da Portree ad Armadale nella casa dei genitori, mentre Prince Charlie continuò la sua fuga, che si concluse il 20 settembre, quando la nave francese L’Heureux lo condusse definitivamente in salvo.
Si racconta che quando il principe partì per recarsi sull’isola di Raasay ed essere riportato in Francia, diede a Flora un medaglione con il suo ritratto, dicendo: “Spero, signora, che un giorno potremo ancora incontrarci a St. James“.
Ma i due non si rividero mai più.
La cattura di Flora Macdonald
Come in tutte le storie avventurose che si rispettino, non potevano mancare i traditori e i colpi di scena.
In effetti, sarebbe troppo bello se tutto fosse andato liscio.
La notizia della fuga raggiunse le orecchie delle truppe inglesi.
Dopo aver interrogato e torturato i marinai che avevano accompagnato Carlo Stuart nel suo viaggio sino a Skye, Flora MacDonald venne arrestata.
Secondo alcuni sarebbe stata imprigionata su una nave per cinque mesi o rinchiusa nel castello di Dunstaffnage, prima di essere portata a Londra.
In realtà, non vi è alcuna prova e testimonianza di tutto ciò.
Soprattutto è abbastanza improbabile che la donna sia stata imprigionata su una nave carceraria dell’epoca.
Piuttosto, fonti più attendibili raccontano che il 7 novembre del 1746 la giovane ricevette una calorosa accoglienza da parte delle dame di Edimburgo.
E quando, alla fine del mese, venne condotta a Londra, per essere trasferita quale prigioniera alla Torre di Londra, anche qui tutto il mondo delle signore aristocratiche andò in visibilio per la coraggiosa Flora.
Dopo una breve prigionia nella Torre, le permisero di vivere, in libertà vigilata, in una casa privata con molti altri membri del clan.
Flora aveva molti amici tra i giacobiti inglesi, che andavano a trovarla regolarmente.
Conoscevano la sua storia e si sentivano lusingati di poter trascorrere del tempo con una giovane donna tanto coraggiosa.
Flora non fu mai processata e, quando fu liberata, in seguito all’Act of Indemnity del 1747, i suoi ammiratori, tra cui Lady Pimrose, raccolsero per lei addirittura 1.500 sterline.
Flora MacDonald era ormai divenuta un’eroina famosa in tutto il Regno.
Gli anni del matrimonio in Scozia
Una volta libera, Flora potè fare ritorno in Scozia.
Il 6 novembre 1750, all’età di 28 anni, si unì in matrimonio con Allan MacDonald, capitano dell’esercito britannico e Laird di Kingsburgh, ad Armadale, sull‘Isola di Skye.
Un anno dopo la coppia si stabilì a Flodigarry, dove nel 1751 nacque Charles (che strana coincidenza!!!), seguito da Anne nel 1754, Alexander nel 1755 e Ranald nel 1756.
In questo stesso anno la famiglia si trasferì a Kingsburgh e prese alloggio nella medesima casa in cui Flora e il principe avevano trascorso la notte dieci anni prima.
Nel 1759, qui venne alla luce John, e poi, all’età di 44 anni, Flora partorì la figlia Fanny (1766).
Nonostante il duro lavoro, però, la famiglia non godeva di un tenore di vita decoroso e, se non fosse stato per i soldi raccolti anni prima da Lady Pimrose, sarebbe a mala pena riuscita a sopravvivere.
A causa degli affitti alti dei terreni e del maltempo che aveva rovinato i loro raccolti, la famiglia si era terribilmente indebitata.
Per questo, Flora e Allan decisero di emigrare in America, nella Carolina del Nord, dove risiedeva già una nutrita comunità di Scozzesi.
Samuel Johnson, il saggista inglese, che incontrò Flora MacDonald l’anno prima che partissero, la descriveva come “una donna di media statura, lineamenti morbidi, maniere eleganti e presenza gentile“.
Gli anni americani di Flora MacDonald
Nel 1774, Flora e Allan decisero di emigrare nella Carolina del Nord, dove speravano di iniziare una vita migliore.
Prima di poter lasciare la Scozia, dovettero prestare giuramento, insieme a tutti gli altri abitanti delle Highland scozzesi, di rimanere fedeli per sempre alla Corona britannica.
Nell‘estate del 1774, quando Flora aveva 52 anni, la nave deg|i emigranti alzò le vele e, dopo una traversata di circa due mesi, i MacDonald misero piede sulla terraferma.
Sbarcarono a Wilmington nell’autunno del 1774.
Lì trovarono una consistente popolazione scozzese, la maggior parte della quale era a conoscenza degli sforzi di Flora MacDonald per salvare il principe.
Anche tra gli scozzesi della Carolina del Nord, Flora era considerata un’eroina leggendaria.
La famiglia MacDonald si stabilì in una piantagione chiamata Killiegray nella contea di Anson (ora Montgomery).
Trascorso un anno, quando la loro casa era praticamente pronta ad accoglierli, purtroppo scoppiò la Guerra d’indipendenza americana.
Il marito di Flora e due dei loro figli dovettero partire per il fronte.
Nella rivoluzione americana, infatti, non erano solo gli eserciti a combattere.
Tutti quelli che vivevano nelle colonie, di fatto, venivano coinvolti nella guerra per l’indipendenza.
A quel tempo, la popolazione della Carolina del Nord era prevalentemente rurale: gli uomini vivevano con le loro mogli e le loro famiglie nelle fattorie.
Anche le donne dei vari fronti della guerra dovevano dare il loro contributo.
Man mano che crescevano le tensioni tra i coloni e il governo britannico, i Caroliniani del Nord si dividevano in tre gruppi: i lealisti (che sostenevano gli inglesi), i patrioti e coloro che non prendevano posizione né a favore né contro l’indipendenza.
L’ultimo gruppo comprendeva pacifisti, come i moravi e i quaccheri, che erano neutrali per via delle loro profonde obiezioni religiose alla guerra.
I MacDonalds vennero ben presto a conoscenza dell’insorgente conflitto tra coloni e re Giorgio III.
Anche se fecero il possibile per restarne fuori, alla fine tutti dovettero scegliere da che parte stare.
Nel 1775, il governatore reale Josiah Martin cercò di organizzare un piccolo reggimento delle Highland della Carolina del Nord, di cui lo stesso Allan MacDonald divenne un maggiore, per combattere contro i patrioti.
Insieme a suo figlio e a suo genero, il marito di Flora faceva parte delle truppe del Nord Carolina che marciarono per arruolarsi nell’esercito britannico.
Si racconta che prima della partenza, Flora, cavalcando un bellissimo cavallo bianco, si sia recata al campo per rallegrare gli uomini.
Li avrebbe incitati a combattere coraggiosamente e a rimanere fedeli al re.
Flora avrebbe inoltre cavalcato con loro durante il primo giorno di marcia e trascorso con loro la notte prima di tornare a casa.
Il 27 febbraio 1776, nella battaglia di Moore’s Creek Bridge, vicino a Wilmington, gli Highlanders si scontrarono con i patrioti della Carolina del Nord, che avevano tolto le assi dal ponte e ingrassato le sponde laterali.
Mentre i lealisti cercavano di attraversare il ponte, i soldati patrioti iniziarono a sparare contro di loro.
Chi non venne ucciso, fu catturato e fatto prigioniero. E tra i prigionieri vi erano anche il marito e il figlio di Flora MacDonald.
Flora era distrutta. La sua vita in Carolina del Nord era finita prima ancora che potesse avere inizio.
Doveva affrontare la rabbia e la violenza dei patrioti locali con l’aiuto del solo figlio rimastole.
La loro piantagione fu derubata e Flora fuggì a casa di sua figlia lì vicino.
Il governo statale sequestrò Killiegray e Flora MacDonald rimase senza casa e praticamente senza un soldo.
Alla fine dovette lasciare la Carolina.
Nel 1778 la donna si recò con i figli a New York, dove Allen e Alexander erano stati liberati; poi i MacDonald si trasferirono ad Halifax, in Canada.
Nell’ottobre 1779, Flora, all’età di 57 anni, indebolita dalla malattia e non potendo più sopportare i rigidi inverni canadesi, su consiglio di Allan, si reimbarcò alla volta della Gran Bretagna.
Durante la traversata, un corsaro francese attaccò la nave mercantile su cui viaggiava.
Anche in questa occasione Flora non mancò di mostrare il temperamento e il suo grande coraggio: rifiutò di lasciare il ponte e, durante uno scontro, fu ferita ad un braccio.
Il ritorno e gli ultimi anni in Scozia
Flora era finalmente tornata a casa.
Purtroppo, poco dopo l’arrivo in patria, venne raggiunta dalla notizia della morte del figlio Alexander di soli 24 anni.
La donna rimase a Londra fino al maggio del 1780, poi fece ritorno sull’Isola di Skye, passando da Edimburgo.
La morte di un secondo figlio, Ranald, disperso in mare, gettò Flora nella disperazione più profonda.
In attesa del ritorno del marito, si trasferì a Skye, nel castello di Dunvengan.
Sua figlia si era sposata con il tutor del giovane capo di MacLeod e viveva appunto nel castello.
Si ritiene che Flora sia rimasta a vivere a Dunvengan per alcuni anni e per questo abbia regalato a sua figlia i ricordi dei suoi giorni giacobiti.
Tra gli oggetti lasciati da Flora ci sono una ciocca dei capelli di Bonnie Prince Charlie, un suo piccolo ritratto e un puntaspilli con i nomi dei sostenitori giacobiti.
Nel 1784 anche Allen fece ritorno sull’isola natia, ma dovettero trascorrere altri tre anni prima che la famiglia potesse entrare di nuovo in possesso di una casa arredata.
Nel frattempo, il 31 gennaio 1788, il principe Carlo, già da tempo dedito all’alcol, moriva a Roma all’età di 68 anni.
Dopo la sua fuga, egli non aveva mai più messo piede sul suolo scozzese e non aveva mai cercato di mettersi in contatto con Flora.
Due anni dopo, nel febbraio 1790, Flora si ammalò gravemente.
Morì il 4 marzo dello stesso anno, all’età di 68 anni a Peinduin (o Kingsburgh), nello stesso letto in cui aveva dormito Bonnie Prince Charlie .
Fu sepolta nel cimitero di Kilmuir, a sole due miglia dal punto in cui lei e il Principe raggiunsero la salvezza nel 1746.
La sua sepoltura si trasformò in un evento straordinario.
Nonostante le difficoltà del viaggio, migliaia di persone si riunirono sull’isola di Skye nel cimitero di Kilmuir per congedarsi da Flora.
Il corteo che seguiva il feretro era lungo più di 2 km.
Si dice infatti che almeno in 3000 abbiano partecipato al suo funerale, durante il quale sarebbero stati bevuti oltre 300 litri di whisky.
Nel 1880 sulla tomba della donna fu eretto il monumento funebre su cui sono incise le famose parole del dottor Samuel Johnson: “II nome di Flora MacDonald verrà ricordato per sempre. E finché il coraggio e la lealtà saranno considerate delle virtù, verrà sempre pronunciato con il massimo rispetto”.
Conoscevi la storia di Flora MacDonald? Hai visitato anche tu in Scozia i luoghi che l’hanno vista protagonista? Faccelo sapere, lasciando un commento qui sotto!
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4 commenti
adoro le leggende sui luoghi e su ciò che vi si trova questa non la conoscevo, è così bello conoscerle tutte ma non si finsice mai di leggerle a volte ne manca il tempo
Ahh non dirlo a noi!!! Il tempo è sempre tiranno.
Che bella pagina di storia! Non avevo mai approfondito la storia di Flora Mc Donald e l’ho letta voracemente. Gran donna per l’epoca!
Che storia avventurosa! Mi ha colpito molto anche il suo coraggio di emigrare a più di cinquant’anni, Flora è stata davvero una donna piena di coraggio e voglia di vivere!