Edimburgo ha un fascino dark, capace di trasmettere un senso di oscura inquietudine.
Chi di voi ha il coraggio di scoprire con noi le leggende, i misteri e i fantasmi della vecchia Edimburgo?
Misteriosa ed enigmatica, la capitale scozzese è circondata da innumerevoli leggende e storie, che continuano ad essere tramandate a distanza di secoli.
Nascosti nell’ombra dei close, sotto il livello delle strade battute dai turisti, la capitale di Scozia nasconde molti segreti.
Storie di streghe, di fantasmi, atroci omicidi e apparizioni spettrali si concentrano in una delle città più misteriose di sempre.
Storie di fantasmi e misteri della Edimburgo più spettrale
Edimburgo è una città magica per certi versi.
Nello stesso tempo è intrisa di un’atmosfera sinistra e spettrale per altri.
Secondo medium e cacciatori di fantasmi, la capitale della Scozia è uno dei luoghi più infestati al mondo.

Un modo divertente, e forse macabro, per conoscere la città è proprio attraverso le storie terrificanti e le leggende, che si sono tramandate di generazione in generazione.
La maggior parte si avvicinano più al mito che alla realtà, ma quasi tutte vedono la trama prendere vita lungo il Royal Mile e per vicoli stretti e acciottolati della vecchia Edimburgo.
Abbiamo quindi voluto raccogliere le storie più famose ed inquietanti di fantasmi e misteri.
Sono tutte ambientate ad Edimburgo e faranno rabbrividire anche i più temerari.
Se volete conoscere altre leggende, prenotate qui il Tour dei Fantasmi di Edimburgo in Italiano.
Il suonatore solitario di cornamusa del Castello di Edimburgo
Il castello di Edimburgo è famoso per essere la culla di diverse storie di fantasmi.
Nel corso degli anni, da queste parti, sono stati segnalati molti avvistamenti paranormali.
Uno di questi è il fantasma del suonatore solitario di cornamusa, conosciuto come Lone Piper.
Nelle notti più buie e fredde, potreste sentire anche voi il suono spettrale di una cornamusa proveniente dalle viscere del sottosuolo.
La leggenda narra che, alcuni secoli fa, vennero trovati sotto il castello dei sotterranei.
Si riteneva conducessero verso Holyrood House, il palazzo reale che si trova in fondo al Royal Mile.
Una volta scoperto il tunnel sotterraneo, c’era una grande curiosità per vedere dove il tunnel sotto il castello avrebbe davvero condotto.
L’entrata era troppo piccola per un adulto, ma sufficiente a consentire ad un un bambino di passare.
Si racconta che un giovane venne mandato giù in esplorazione con la sua cornamusa.
Come gli era stato detto, egli doveva continuare a suonare la cornamusa mentre scendeva.
Quelli che si trovavano in superficie avrebbero così potuto tracciare il suo percorso e capire dove finivano i sotterranei.
Questo funzionò per un po’. Poi improvvisamente le cornamuse smisero di suonare, da qualche parte in corrispondenza di Tron Kirk, una chiesa che è un punto di riferimento ben noto sul Royal Mile.
Le squadre di ricerca intrapresero subito i tentativi di salvataggio, ma del giovane suonatore di cornamuse non c’era più traccia e non venne mai più trovato.
Dopo la sua scomparsa, i sotterranei vennero sigillati.
Ma la storia non finisce qui.
Da quel giorno, e ancor oggi, molte persone riferiscono di aver udito il suono di una cornamusa, come un lamento, suonata in lontananza sotto il Castello di Edimburgo e lungo il Royal Mile.
Mackenzie, il fantasma malvagio del cimitero di Greyfriars
Edimburgo è una bella città che attrae visitatori da tutto il mondo.
Tuttavia, tra le strade di ciottoli, edifici storici e antiche cattedrali, leggenda vuole che si possa anche incontrare uno dei fantasmi più malvagi all’interno del cimitero di Greyfriars Kirkyard.
In effetti, il cimitero di Greyfriars ha sempre avuto un ruolo chiave nella storia e nelle leggende di Edimburgo.
La storia commovente del cucciolo Bobby, che dopo la morte del padrone ha vegliato sulla sua tomba per 14 anni, convive con tanti altri racconti macabri di ladri di cadaveri .
Tra l’altro pare che un angolo del cimitero sia uno dei luoghi più infestati di tutta la città di Edimburgo.
Si tratta dell’area nota come “carcere dei Covenanters” dove, nel 1679, in seguito alla battaglia di Bothwell Bridge, vennero richiusi più di un migliaio di prigionieri.
Si racconta che Sir Mackenzie, un avvocato responsabile delle sentenze di molti covenanters (membri di un movimento religioso), abbia imprigionato oltre milleduecento Covernaters, proprio nella prigione adiacente al cimitero di Greyfriars.
Molti dei prigionieri morirono qui in cattività, altri furono giustiziati e solo alcuni vennero rilasciati.
Il modo crudele e sanguinario con cui torturò ed uccise i malcapitati gli valse il nome di “Bloody Mackenzie“, Mackenzie il sanguinario.
Secondo gli esperti del paranormale, è proprio il fantasma di Mackenzie uno dei più celebri e pericolosi della città.
Le sue manifestazioni sono davvero inquietanti ed hanno avuto un aumento negli ultimi anni.
Uno dei luoghi più noti in cui l’entità malevola di Mackenzie pare manifestarsi è la tomba conosciuta come The Black Mausoleum.
Questo mausoleo si erge scuro e freddo proprio a pochi passi dalla prigione, quasi a voler intimorire i ribelli anche dopo la morte.
Tutto è iniziato nel 1999, quando una notte buia e tempestosa un vagabondo cercò rifugiò nel suo mausoleo nel cimitero di Greyfriars.
L’uomo che rimase imprigionato in un cumulo di ossa, dopo che il pavimento era ceduto, raccontò che le ossa lo stringevano come se fossero animate da una forza misteriosa.
A partire da allora, si sono succeduti una serie incessante di eventi paranormali tra i visitatori di Greyfriars.
Tagli, ferite inspiegabili, morsi, svenimenti, ustioni, figure fantasmagoriche, rumori spettrali e chi più ne ha più ne metta.
Nel 2000 il reverendo Colin Grant, esorcista di Edimburgo, fu incaricato di eseguire un esorcismo all’interno del cimitero di Greyfrias, nel tentativo di riportare la pace in questo luogo sacro.
La testimonianza da lui rilasciata affermava che le forze maligne presenti erano troppo potenti, e che temeva per la propria vita. Il reverendo Colin, morì pochi giorni più tardi in circostanze misteriose.
Sul corpo furono rivenuti molti segni ignoti.
Dopo questo episiodio, il Consiglio della città di Edimburgo decise di chiudere quella parte del cimitero al pubblico. Per poterla visitare è necessario richiedere al Comune della città uno speciale permesso.
Nel corso degli anni pare che il sanguinario Mackenzie, il poltergeist del cimitero di Greyfriars, abbia attaccato oltre 450 persone.
Verità o semplice suggestione? Ciò che è certo è che questo poltergeist è uno degli eventi paranormali più documentati ad Edimburgo.
Se davvero siete coraggiosi, provate partecipare a un tour serale dei fantasmi nel cimitero di Greyfriars.
Ovviamente a vostro rischio e pericolo!!!
Le 17 bare di Arthur’s Seat
Nel 1836, alcuni ragazzi andarono a caccia di conigli sulle pendici di Arthur’s Seat.
Qui, in un punto appartato sul lato nord-est della collina, scoprirono 17 bare di legno in miniatura nascoste in una grotta nella roccia.
Ogni bara, lunga solo 95 mm, conteneva una figura umana, intagliata nel legno e vestita con un paio di stivali e abiti su misura, che erano stati cuciti ed incollati.
Le bare erano disposte in due file da 8 più una singola bara nella fila superiore.
Il ritrovamento provocò già al tempo un certo scalpore e il mistero si è protratto sino ai nostri giorni.
Chi aveva costruito le piccole bare?
Perché le aveva seppellite nella grotta? Che cosa rappresentavano?
Quale segreto si nasconde dietro questo sconcertante mistero?

A distanza di quasi 200 anni tutte queste domande sul mistero delle bare di Arthur’s Seat non hanno ancora una risposta convincente.
Alcuni ipotizzano si trattasse di oggetti usati in un rituale magico, presumibilmente di stregoneria.
Altri ritengono siano dei semplici giocattoli – piuttosto macabri a dire il vero – costruiti per fare giocare dei bambini e da questi ultimi nascosti e dimenticati sulla collina.
In epoca recente, si è proposta una spiegazione più verosimile.
E, cioè che questi oggetti siano in qualche modo correlati ai delitti della famigerata coppia William Burke e William Hare, che agirono ad Edimburgo intorno al 1830.
I due procacciavano cadaveri per un famoso medico anatomista del tempo, il Dott. Robert Knox.
Tuttavia, dopo un primo periodo in cui la fonte di approvvigionamento dei cadaveri era quella di disseppellire persone morte da poco, essi iniziarono a procurarseli in modo più rapido, uccidendo personalmente alcuni dei disperati che popolavano i bassifondi della città.
Ciascuna delle figure nelle piccole bare rappresenterebbe, quindi, una delle vittime dei due assassini.
Le avrebbero “sepolte” in effige per garantire alla loro anima il riposo eterno, dopo una morte così barbara.
Se volete è possibile vedere questi oggetti misteriosi da vicino.
Dalla fine degli anni ’90, infatti, le piccole bare sono esposte al National Museum di Edimburgo.
Annie, il fantasma di Mary King’s Close
Sotto il Royal Mile, nel centro storico di Edimburgo, si trova una piccola città sotterranea, costituita da una rete di vicoli.
Sigillata nel XVII secolo durante la costruzione il Royal Exchange (la Camera di Commercio), per fare da fondamenta al nuovo edificio, da allora è rimasta praticamente intatta.
Il più importante e conosciuto di questi vicoli è il Mary King’s Close.
Chiuso al pubblico per molti anni, questo posto fu testimone delle storie delle vittime di pestilenze e di assassinati, oggi protagonisti delle leggende della città.
Soltanto di recente, è diventato un’attrazione turistica.
La visita al The Real Mary King’s Close consente di fare un vero e proprio salto indietro nel tempo e camminare tra i resti di strade e stanze appartenenti a secoli lontani.
Qui potete acquistare i biglietti per visitare The Real Mary King’s Close.


Nel 1645, infatti, a Edimburgo vi fu una grave epidemia di peste bubbonica, e il Mary King’s Close fu uno dei quartieri più colpiti dal morbo.
La leggenda racconta che gli accessi al vicolo furono chiusi, e che gli abitanti vennero lasciati semplicemente al loro destino o addirittura murati vivi dentro le case.
Si dice che gli spettri di quegli sventurati popolino ancora questi edifici, e di ciò molte testimonianze di fenomeni paranormali.
La residente più conosciuta di questo luogo inquietante è la piccola Annie .
Secondo quanto si racconta, si tratterebbe di una bambina abbandonata lì dalla sua famiglia e morta dopo aver contratto la peste.
A distanza di secoli, il fantasma della piccola continuerebbe a piangere in un angolo della sua stanza per aver perso la sua adorata bambola.
Per consolare Annie, molti visitatori portano bambole, caramelle e giocattoli per farla smettere di vagare fra i vicoli, nella speranza che la sua anima possa finalmente trovare pace.
E’ così che “little Annie” è diventata uno dei fantasmi più noti di Edimburgo.
James Douglas, il cannibale di Edimburgo
Lo sapete che la Scozia, in un certo senso, è la patria dei cannibali?
Il più “famoso” è Sawney Bean, un abitante dell’East Lothian che, secondo la leggenda, assieme al suo clan, avrebbe ucciso e divorato almeno un migliaio di persone nel XVII secolo.
Tuttavia, anche Edimburgo sembra aver ospitato un protagonista di questa macabra pratica.
Si racconta che il primogenito del marchese di Queensberry, il duca Giacomo, fosse mentalmente disturbato.
Per la propria sicurezza e quella degli altri, la sua famiglia lo teneva rinchiuso in una delle sale della residenza di Queensberry, un edificio storico del Royal Mile che oggi fa parte del Parlamento.
Nessuno doveva sapere dell’esistenza di questa creatura infelice e violenta.
Nel 1707, il marchese di Queensberry fu una delle personalità dell’epoca chiamato a firmare l’atto dell’Unione. Le azioni compiute contro l’interesse della Scozia, però, lo avevano reso una figura disprezzata dalla gente.
Per questo in quella giornata frenetica decise di portare con sé tutto il suo staff perché lo proteggesse dalla folla.
Nella residenza di Queensberry rimasero così solo due persone: il duca James e un servo di dieci anni che avrebbe dovuto badare alla casa.
Quando il marchese e i suoi uomini fecero ritorno, si trovarono di fronte ad una scena agghiacciante.
James era riuscito a fuggire e, in un impeto di follia, aveva squartato e messo sul fuoco il corpo del ragazzo, quando era ancora vivo , per cucinarlo.
A quanto si racconta aveva persino iniziato a mangiarlo, perché lui aveva fame e nessuno gli aveva preparato la cena.
Il crimine scosse tutta la Scozia, e da allora il duca rimase rinchiuso nella sua stanza fino alla sua morte. Verità o suggestione che sia, si narra che anche molti anni dopo, le urla del giovane servitore abbiano continuato ad echeggiare nelle stanze della casa.
Edinburgh North Bridge: il Ponte del Diavolo o dei Morti
L’Edinburgh North Bridge è il ponte che scorre sopra la stazione di Waverley.
In origine, costituiva la principale via d’accesso tra la Città Vecchia e la Città Nuova.
Una cosa che, forse, non sapete è che il North Bridge è noto come ponte del diavolo o anche il ponte dei morti.
Questo ponte era infatti il ponte che attraversava il Nor Loch, ovvero la palude in cui venivano gettate le donne accusate di stregoneria durante l’inquisizione, per capire se erano o meno legate al diavolo.
È da qui che deriva il soprannome di “Ponte del Diavolo”.
Ma ancora più macabra ed inquietante è la storia legata alla sua inaugurazione, avvenuta alla fine del XIX secolo.
Al momento dell’inaugurazione gli antichi racconti sulle streghe intimorirono così tanto gli abitanti, che spaventati da possibili vendette, nessuno voleva attraversarlo per primo.
Alla fine, per superare l’empasse, si decise di affidare il compito alla persona più anziana della città di Edimburgo, una donna di 100 anni.
Sfortunatamente, la donna morì proprio la notte prima del grande evento.
Gli organizzatori, per non spaventare i cittadini, che avrebbero sicuramente pensato ad una maledizione, posizionarono il corpo dell’anziana all’interno di una carrozza, come se fosse ancora in vita.
In questo modo avrebbe attraversato e inaugurato il nuovo ponte.
Così fu, ma qualcuno si accorse dell’inganno.
E da quel giorno il North Bridge fu soprannominato anche il Ponte dei Morti.
Per scaramanzia, ancora oggi, in molti si rifiutano di attraversarlo, soprattutto a piedi.
Se anche voi siete superstiziosi, sappiate che a pochi metri di distanza c’è il Waverley Bridge.
Così, tanto per dire….. Non si sa mai!
L’apertura delle cripte del South Bridge
Un altro affascinante ponte della città di Edimburgo (il secondo costruito dopo il North Bridge) è il South Bridge.
Era una sorta di autostrada moderna del tempo, costruita per collegare la strada principale della Città Vecchia con gli edifici universitari sul lato sud della città.
Nell’Edimburgo del 18° secolo, dopo la costruzione del South Bridge, nelle diciannove arcate del ponte venne costruita una serie di 120 cripte e corridoi sotterranei, conosciuti come le Edwards Vault.
Per decenni, questo labirinto di camere e cunicoli bui e umidi, che si estendevano per diversi piani, hanno ospitato taverne, magazzini e botteghe artigiane.
Si racconta che, qui sotto, gli assassini Burke e Hare andassero a caccia delle loro vittime.
Le cripte furono poi abbandonate per la mancanza di luce e servizi igienico-sanitari.
Anche se, come si scoprì più tardi, alcuni degli abitanti più poveri della città si stabilirono qui in condizioni precarie, senza luce, acqua o ventilazione.
Delle diciannove arcate del ponte oggi è visibile solo quella su Cowgate.
Tutte le altre arcate del ponte, con le cripte, risultano integrate in diversi edifici della città.
E’ possibile visitare questo mondo sotterraneo con un tour organizzato.
Grazie all’atmosfera inquietante che si respira in questi spazi umidi ed angusti, non c’è da meravigliarsi che siano stati segnalati anche eventi paranormali.
Si dice, ad esempio, che un bambino spettrale di nome “Jack” afferri le mani dei visitatori e che il più minaccioso “Mr. Boots ” lanci delle pietre alle persone.
Alcuni dicono di aver sentito il rumore di stivali col tacco di quest’ultimo calpestare il pavimento ciottolato e la sua voce riecheggiare attraverso i tunnel.
Nonostante ciò, le visite ai caveau di Edimburgo sono molto popolari e vengono pure organizzate diverse manifestazioni per ospitare eventi privati, matrimoni e musica dal vivo.
Maggie Dickson, la “mezza impiccata”
Maggie Dickson era una donna che visse nei primi anni del XVIII secolo.
Si guadagnava da vivere vendendo pesce al mercato cittadino e divenne famosa per via di una anomala impiccagione che la vide protagonista.
La sua storia risale al 1723.
All’età di 14 anni Maggie era stata data in moglie ad un essere viscido e spregevole, che ben presto la abbandonò.
La giovane Maggie Dickson si ritrovò così costretta a lasciare la città.
Iniziò una nuova vita nel piccolo villaggio di Kelso, nei Borders scozzesi, dove riuscì a trovare lavoro in una locanda.
Ben presto però, in seguito ad una relazione con il padrone di casa, la donna rimase incinta.
Per evitare uno scandalo, perchè non era sposata, e perdere il lavoro, decise di nascondere la gravidanza e celare le sue condizioni.
Purtroppo, dopo aver partorito in clandestinità, il bambino non sopravvisse.
Non è ben chiaro se il bambino sia nato morto o sia morto poco dopo la nascita.
Fatto sta che la sfortunata Maggie cercò di liberarsi del corpo del neonato gettandolo sulle rive del fiume Tweed, dove fu trovato.
Venne scoperta e portata ad Edimburgo.
La sua colpa non era quello di aver commesso adulterio, ma di aver occultato la gravidanza, cosa all’epoca punita severamente dalla legge scozzese.
Anche se sembra più probabile che sia stata processata per aver causato la morte del figlio.
Ciò che è certo è che Maggie Dickson fu processata e condannata a morte.
Come era usanza del tempo, la giovane donna venne impiccata pubblicamente sul forca di Edimburgo, nella piazza di Grassmarket il 2 settembre 1724.
Maggie fu messa in una bara per essere trasportata a Mussolente per la sepoltura.
All’improvviso, però, durante il viaggio, dalla bara iniziarono ad uscire della grida: Maggie Dickson era ancora viva!
Ma la sorpresa fu ancora maggiore quando si venne a sapere che, secondo la legge scozzese, la ragazza non poteva essere impiccata una seconda volta.
La sua sentenza era già stata eseguita.
Fu così che Maggie divenne famosa e passò alla storia.
Visse ancora molti anni e conosciuta da tutti ad Edimburgo con il soprannome di “Hangit Maggie” (‘Maggie la mezza impiccata’).
In verità, alcuni sostengono che Maggie sia sopravvissuta perché era diventata una “buona amica” del fabbricante di corde che aveva rifornito il boia.
Sarebbe stata la rottura anticipata della fune a permetterle di sopravvivere.
Se volete, a Grassmarket potete bere qualcosa nel mitico pub che ancora oggi porta il suo nome.
Jessie King, “l’ultima impiccata”
L’ultima donna ad essere impiccata ad Edimburgo, nel 1889, fu Jessie King. Fu la protagonista di uno degli episodi più sinistri dell’epoca vittoriana.
A quel tempo, era pratica comune offrire denaro a chiunque volesse prendersi cura di bambini indesiderati, nati al di fuori del matrimonio.
Per questo motivo Jessie King e il suo compagno, Thomas Pearson, residenti nel quartiere di Stockbridge, iniziarono ad adottare dei bambini in cambio di denaro e ricompense.
Un pomeriggio dell’ottobre del 1888, alcuni bambini del quartiere, giocando, scoprirono i resti di un bimbo morto, nel vicolo dietro Cheyne Street, proprio vicino alla loro casa.
Quando la polizia entrò, scoprì che le stanze nascondevano altri due piccoli cadaveri .
Anche se, in realtà, si ritiene sia stato Thomas Pearson a commettere gli atroci crimini, la giovane donna decise di dichiararsi colpevole al suo posto.
E, nel marzo 1889, divenne l’ultima donna ad essere impiccata ad Edimburgo.
Pearson morì a Glasgow l’anno seguente.
Deacon Brodie, ovvero dott. Jeckyll e Mr. Hyde
“Lo strano caso del dott. Jeckyll e Mr. Hyde “è una novella dello scenografo Robert Louis Stevenson che risale all’anno 1886.
È probabilmente la storia più famosa che racconta di un uomo dalla doppia personalità: il rispettato dr. Jeckyll, che usa una pozione per trasformarsi in Mr. Hyde, per vivere all’altezza delle sue voglie, senza rimorsi, e senza dover sottostare alle severe regole morali della società vittoriana.
Tuttavia, ad certo punto Mr. Hyde perde il controllo, e mentre la storia si svolge, Hyde – in realtà Jeckyll – si toglie la vita.
La novella di Stevenson è ambientata a Londra.
E allora cosa c’entra questo racconto con Edimburgo?
Bhe, in realtà, Stevenson proveniva da Edimburgo, e nella sua città natale probabilmente aveva sentito parlare della storia di Deacon Brodie, che risaliva a circa 100 anni prima, e probabilmente ne era rimasto affascinato.
Ma chi era costui???
William Brodie era un rispettato artigiano, falegname e fabbro, maestro della gilda e anche consigliere comunale di Edimburgo, che visse nella capitale scozzese nel XVIII secolo.
Ma gli piaceva anche bere ed alzare il gomito, giocare d’azzardo, avere due amanti (che naturalmente non sapevano nulla l’una dell’altra), ed aveva almeno cinque figli illegittimi.
Chiaro, dunque, che avesse pure qualche problemino di soldi.
Poiché grazie alla sua attività di artigiano rispettato aveva accesso a case agiate, se ne approfittava.
Ne copiava le chiavi e vi tornava per rubare di notte nelle case dei suoi clienti.
Un giorno, uno dei tanti furti andò storto.
La sua banda di complici lò tradì e la polizia lo catturò mentre cercava di fuggire.
La doppia vita del diacono Brodie fu così smascherata.
Lo arrestarono ed impiccarono pubblicamente, il 1 ottobre 1788, utilizzando un nuovo modello di forca che, a quanto si dice, lui stesso aveva messo a punto l’anno precedente.
La leggenda narra anche che Brodie fu sepolto in una tomba senza nome, in modo che il suo corpo non potesse riposare in pace.
Molti riferiscono di aver visto, in più occasioni, il fantasma di Brodie vagare per il Royal Mile.
Coloro che l’hanno visto raccontano indossi un completo nero e tenga in mano una torcia con cui illumina il volto di quelli che gli passano accanto. Lo si può riconoscere, per via del tintinnio delle chiavi che tiene in tasca.
Tuttavia, secondo un’altra versione, Deacon Brodie sarebbe riuscito a corrompere il carnefice e a sfuggire all’impiccagione.
Alcuni giurarono di averlo visto, anni dopo, a Parigi.
La storia del diacono Brodie, la si ritrova tutt’oggi in diversi angoli e locali di Edimburgo, proprio lungo il Royal Mile.
La ritroviamo nel nome di un pub piuttosto noto e frequentato, il Deacon Brodie’s Tavern, ma pure in una caffetteria (Deacon House Cafe) ed anche un “vicolo” un po’ buio chiamato appunto “Brodie’s Close”, dove un tempo viveva la famiglia di Deacon Brodie.
Il fantasma di Johnny One-Arm,
Un’altra leggenda particolarmente nota ad Edimburgo è quella di Johnny One-Arm, letteralmente Johnny con un braccio solo.
Il protagonista è John Chiesly, un uomo benestante che nel 1688 chiese il divorzio dalla moglie.
Durante il processo, però, il giudice George Lockhart stabilì che egli avrebbe dovuto pagare alla moglie una somma consistente.
John, furioso per la sentenza, un giorno seguì il giudice Lockhart all’uscita dalla chiesa e, giunti nei pressi di Advocate’s Close, gli sparò, uccidendolo sul posto.

L’uomo venne immediatamente catturato e torturato.
Gli amputarono pure il braccio destro, col quale aveva sparato il colpo mortale.
Fu infine giustiziato nella piazza di Grassmarket, lasciando il suo corpo penzolare come monito per il resto della popolazione su quale fosse la pena per gli omicidi.
La cosa curiosa è che il corpo scomparve.
Da allora cominciarono a circolare leggende legate ad un fantasma senza un braccio che urlava e terrorizzava le persone lungo il Royal Mile. Ma la storia non finisce qui.
Nel 1965 alcuni operai che stavano ristrutturando un cottage a Dalry si imbatterono in uno scheletro murato e senza un braccio.
Si scoprì ben presto che si trattava del corpo di John Chiesly, ritrovato dopo quasi 300 anni.
Il braccio mancante, però, non fu mai ritrovato.
Secondo la leggenda il fantasma di Johnny One-Arm continua a tormentare il Vicolo del Diavolo, in attesa di afferrare chiunque lo disturbi.
Il ragazzo delle fate di Calton Hill
Si racconta che a metà del 1600, nella città portuale di Leith, adiacente ad Edimburgo, vivesse un ragazzo soprannominato “The Fairy Boy of Leith“.
Sembra avesse il potere di vedere e comunicare con le fate.
Era famoso perché il giovedì sera di ogni settimana, a mezzanotte, se ne saliva sulla collina di Calton Hill.
Lì attraverso enormi cancelli, visibili solo a quelli con il dono di entrare in contatto con le fate, entrava nel loro magico mondo e partecipava alle loro feste. Si riteneva che a questi incontri il ragazzo suonasse il suo tamburo per allietare le fate che ballavano e banchettavano.

Un giovedì sera il capitano George Burton, che si trovava a Leith ed era venuto a conoscenza delle voci che circolavano sul ragazzo, decise di trattenerlo impegnato in conversazione.
Voleva impedirgli di raggiungere la collina e fare in modo che arrivasse in tempo all’appuntamento settimanale con le fate.
Il ragazzo però riuscì ad allontanarsi e raggiungere Calton Hill in tempo.
Il giovedì successivo, Burton ed i suoi uomini ci riprovarono, riuscendo a tenerlo occupato fin quasi a mezzanotte.
Il Fairy Boy, riuscì comunque a scappare e, questa volta, Burton decise di seguirlo.
Ma poco prima di raggiungere la collina lo perse di vista.
Sentì solo un urlo agghiacciante, come se qualcuno avesse aggredito il ragazzo.
Da allora nessuno lo ha mai più visto.
Il ragazzo era arrivato tardi e le fate avevano deciso di di farlo scomparire nel nulla come punizione per non essere stato puntuale.
Ancora oggi si racconta che, se si cammina vicino a Calton Hill, il giovedì sera verso mezzanotte, è possibile sentire il suono di un tamburo proveniente dalla collina.
L’ultimo dipinto di David Allan
La nostra ultima storia è quella del pittore scozzese David Allan, morto nel 1796 e sepolto al cimitero di Calton, l’Old Calton Burial Ground, un altro posto intriso di mistero.
La storia racconta che David Allan, un giorno, a seguito di un attacco di epilessia andò in coma.
La moglie che lo credeva ormai morto, lo fece seppellire in una tomba di questo cimitero.
Il fatto è che David non era affatto morto! Dopo la sepoltura, infatti, alcuni iniziarono a notare che la sua lapide, al contrario di tutte le altre presenti nel cimitero, iniziava a logorarsi facendo apparire una strana macchia sul suo retro.
Si decise quindi di dissotterrare il corpo per controllare meglio la situazione.
Quello che si scoprì, ancor oggi fa venire la pelle d’oca.
La bara presentava al suo interno una moltitudine di graffi, e lo scheletro si trovava in una posizione diversa da quella in cui avevano posizionato il corpo.
Non vi erano dubbi, David Allan era stato sepolto vivo.
Nella lapide, invece, non vennero trovate tracce né di muffa né di altri elementi.
Grazie alla forma particolare della macchia, si cominciò a pensare che anche dopo la morte, il pittore non abbia smesso di dipingere.
Quella macchia non sarebbe altro che l’ultimo ritratto realizzato da David Allan: l’immagine del suo volto urlante che grida disperatamente in cerca di aiuto.
Le leggende, i misteri e i fantasmi di Edimburgo ci affascinano da sempre. Se conoscete altre storie, scriveteci e fatecele conoscere!
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9 commenti
L’unica volta che sono stata ad edimburgo mi sono persa il tour a caccia di fantasmi e mi chiedevo cosa ci fosse da vedere! Sono allibita da tutte le cose che hai scritto! La prossima volta lo devo assolutamente fare!!!
Ciao Cristina. Noi abbiamo fatto il tour dei fantasmi, che tra le altre cose è stata una delle esperienze che ai nostri bambini è piaciuta di più ad Edimburgo. Devi però sapere che abbiamo anche un amico scozzese appassionato di paranormale, ed è un vero esperto di queste storie e leggende.
Quante leggende! Ne conoscevo solo alcune e sicuramente quando andrò non mancherò di fare un tour per scoprire i misteri della città.
Non sono stata ad Edimburgo ma mi piacciono le storie di fantasmi e quindi adesso mi hai proprio incuriosito. Questa cosa me la devo segnare per un futuro viaggio
Molto interessante questo articolo sulle leggende, ma devo ammettere che quella del cannibale mi ha un po’ turbato.
Bello questo articolo!! Non conoscevo quasi nessuna di queste leggende!! Mi piacciono questi racconti un pò dark.
Troppo interessante il tuo articolo! Sono stata ad Edimburgo e la cosa che mi ha colpito più di tutto è proprio questa sensazione di misterioso e di gotico, soprattutto camminando in città di sera!! Peccato non aver letto tutto ciò prima del mio viaggio, avrei vissuto tutto con una curiosità ancor maggiore.
Basta tornare!!! ☺️
Pensare di aver percorso tutte quelle strade, ed aver attraversato il ponte dei morti almeno una volta al giorno per una settimana, adesso mi fa venire i brividi. Conoscevo solo la storia di Annie ma adesso voglio tornare ad Edimburgo e fare il tour dei fantasmi!