La battaglia di Culloden rappresentò, in Scozia, l’epilogo di un’era e il luogo dove si infransero i sogni di libertà.
La sconfitta dei giacobiti a Culloden determinò, infatti, la fine dei clan e della cultura delle Highlands, così come pure dei tentativi di restaurare gli Stuart sul trono britannico.
Facciamo, dunque, un viaggio nel passato, in uno dei luoghi più simbolici della storia della Scozia.
La Battaglia di Culloden: storia di una sconfitta annunciata
La battaglia combattuta nella brughiera di Culloden (in gaelico Blàr Chùil Lodair), nei pressi di Inverness, il 16 aprile 1746, ha rappresentato l’ultimo tentativo bellico da parte della Scozia di riprendersi l’indipendenza dalla corona britannica.
Qualcuno ha pure scritto che il 16 aprile 1746 sia stato, per 20 minuti, il peggior posto che sia mai esistito sulla faccia della terra.
In effetti, Culloden è stata l’ultima battaglia campale nella storia della Scozia.
Ma bisogna anche dire che è stata una delle più veloci, dal momento che i giacobiti vennero sconfitti in meno di un’ora.
Le ore precedenti la battaglia di Culloden
Tralasciando per necessità di sintesi gli antefatti che hanno preceduto e portato al tragico epilogo, gli annali storici raccontano che l’8 aprile 1746 gli inglesi mossero verso Nairn.
L’esercito ribelle, invece, uscito da Inverness, si accampò nella brughiera di Drumossie (14 aprile 1746).
Il giorno successivo, il 15 aprile 1746, era il compleanno del duca di Cumberland.
Per questo l’esercito inglese ebbe una doppia razione di brandy e rimase a festeggiare nel proprio accampamento.
I giacobiti, tuttavia, non sfruttarono l’occasione favorevole per attaccare.
Erano troppo intenti a discutere quale fosse il campo di battaglia più favorevole per sferrare l’attacco.
Il principe Carlo Edoardo, noto come il Giovane Pretendente, e O’Sullivan sostenevano l’attacco nella brughiera.
Per contro – e a buona ragione – Lord Murray riteneva che il campo aperto avrebbe dato un grande vantaggio agli inglesi e alla loro artiglieria.
Infatti, il duca di Cumberland poteva contare su ben 16 cannoni.
L’assurda discussione continuò per tutto il giorno.
Il tutto mentre le truppe giacobite, al freddo e alle intemperie, erano già stremate.
16 aprile 1746, il giorno in cui morì la speranza giacobita
All’alba del 16 aprile 1746 gli eserciti erano schierati in assetto di battaglia.
L’esercito del principe Carlo Edoardo contava circa 5.400 uomini, fra cui due battaglioni appartenenti ai reggimenti giacobiti francesi, qualche centinaio di cavalleggeri male armati e solo 13 vecchi cannoni leggeri francesi.
Si schierarono su due linee, mentre in riserva era il ridotto reparto di cavalleria di Lord Kilmarnock e le truppe franco-irlandesi.
L’esercito inglese, invece, poteva contare su più di 8.800 soldati effettivi, con 15 reggimenti di fanteria, di cui 3 dei clan scozzesi (milizia dell’Argyll) fedeli da sempre alla casata degli Hannover, due reggimenti di dragoni e l’artiglieria.
Si schierarono su tre linee con la cavalleria ai fianchi.
La battaglia iniziò verso le 10.00 del mattino, nelle lande aperte e desolate di Culloden Moor.
Un nevischio furioso cominciò ad investire l’esercito di Bonnie Prince Charlie.
Sembrava quasi che anche gli elementi della terra remassero contro i giacobiti .
La debole artiglieria giacobita aprì il fuoco, senza tuttavia causare particolari danni allo schieramento inglese per la ridotta portata dei tiri.
L’artiglieria inglese, nonostante il terreno paludoso impedisse i tiri di rimbalzo, colpì duramente le linee scozzesi, con un indubbio effetto demoralizzante.
Ciò nonostante l’ordine di attacco venne dato dal principe Carlo Edoardo solo dopo un’ora.
Non si era reso conto dell’efficacia dell’artiglieria inglese a causa della lontananza dalla prima linea.
E’ stato un altro dei tragici errori che il Giovane Pretendente commise a causa dalla sua inesperienza e miopia.
In più i MacDonald, terribilmente offesi per esser stati collocati sulla sinistra dello schieramento al posto della tradizionale posizione sul lato destro, si rifiutarono di eseguire gli ordini.
Fu così che una parte degli scozzesi non prese effettivamente parte alla battaglia.
Gli Highlanders poi conoscevano soltanto un’unica strategia militare, dal sapore medievale: il selvaggio assalto e scontro frontale.
Questo tipo di tattica si concludeva con la mischia corpo a corpo, dove prevaleva la forza fisica.
Poteva essere un sistema valido su spazi ristretti o contro truppe poco addestrate, ma ben poco efficace in campo aperto, contro truppe salde munite di artiglieria e moschetti.
Al segnale, nonostante le perdite determinate dai tiri d’artiglieria, i clan si lanciarono alla carica con spade e scudi senza risparmiarsi.
Tuttavia, quando giunsero a breve distanza dalle linee inglesi, il fuoco dei moschetti e la mitraglia dei cannoni del duca di Cumberland non lasciò loro scampo.
I sopravvissuti, con folle coraggio, ingaggiarono ugualmente una furiosa mischia, soprattutto con il 4° Reggimento di fanteria “Barrell”, comandato dal tenente colonnello Sir Robert Rich.
Incredibilmente riuscirono anche a sfondare in qualche punto la prima linea lealista, ma non a superare il fuoco e le baionette della seconda linea inglese.
Nel mentre, una parte delle truppe del duca di Cumberland e la milizia dell’Argyll, comandata da Lord Campbell, avevano aggirato il fianco giacobita e, superato un muretto in pietra, li avevano attaccati.
Il fatto che gli scozzesi abbiano avuto il coraggio di caricare l’esercito nemico che li stava schiacciando, la dice lunga sul carattere indomito di questi uomini poco armati, male addestrati, fisicamente esausti e con il morale a terra.
La fine della battaglia fu una carneficina.
I dragoni di Lord Mark Kerr caricarono i giacobiti superstiti e ne fecero strage nel fango di Culloden.
Solo il principe Carlo Edoardo, grazie al sacrificio dei reparti franco-irlandesi, riuscì a fuggire con una piccola scorta.
In poco più di un’ora di battaglia tutte le speranze giacobite e scozzesi svanirono.
Le conseguenze della Battaglia di Culloden
Le conseguenze immediate….
Le perdite per l’esercito giacobita furono devastanti.
Oltre 1.250 morti ed almeno altrettanti uomini erano rimasti feriti sul campo di battaglia.
Dei 3.470 prigionieri giacobiti, 120 vennero condannati a morte e giustiziati, 88 morirono in carcere, 936 vennero deportati nelle colonie e altri 222 furono esiliati.
Le truppe lealiste ebbero solo 50 morti e 254 feriti, la gran parte appartenenti ai Reggimenti di fanteria “Barrell” e “Munro”, che subirono gli scontri più duri con i ribelli.
Il duca di Cumberland, dopo la schiacciante vittoria, ordinò di giustiziare subito tutti i feriti presi prigionieri, quali traditori.
La durezza del duca di Cumberland, che non risparmiò i disertori inglesi (36 vennero fucilati sommariamente), lo fece soprannominare “Billy the butcher“, “Billy il macellaio“.
Solo alcuni nobili giacobiti vennero inviati a Inverness e a Londra per essere processati e giustiziati.
Il principe Carlo Edoardo rimase ancora cinque mesi in Scozia, trovando riparo alle Ebridi e sfuggendo a una taglia di ben 30 mila sterline sulla sua testa (una cifra stratosferica per l’epoca).
Fu solo grazie all’aiuto della nobildonna Flora Mac Donald che riuscì a raggiungere l’isola di Skye e, da lì, a fuggire via mare verso la Francia travestito da donna.
Bonnie Prince Charlie non avrebbe mai più calpestato il suolo di Scozia e gli Stuart non avrebbero mai più riottenuto il trono.
….e quelle successive
La sconfitta e l’umiliazione della Scozia non finì, però, con Culloden.
La repressione da parte delle truppe governative proseguì anche nei mesi successivi.
Il governo inglese dispose l’adozione di provvedimenti diretti a stroncare ogni velleità di indipendenza scozzese e, addirittura, ad eliminare ogni elemento d’identità.
Vennero vietati il kilt e la cornamusa (ad eccezione dei reggimenti che servivano sotto la corona britannica).
Così pure, si abolì il servizio militare feudale, l’autorità del capo del Clan sugli aderenti e si osteggiò pesantemente l’uso della stessa lingua gaelica e la diffusione delle opere letterarie scozzesi.
La conseguenza più pesante della sconfitta a Culloden fu, dunque, non soltanto la perdita di tanti uomini valorosi, ma la pulizia etnica dei clan e della cultura delle Highlands .
Soltanto a partire dagli anni ’30 del XIX secolo vennero via via abolite le pesanti restrizioni ai danni degli scozzesi.
Culloden e Outlander
Se anche non siete appassionati di storia, ma siete stati comunque contagiati dall’Outlander-mania, i fatti accaduti a Culloden vi risulteranno comunque familiari.
Gran parte delle prime tre stagioni, sia della serie di libri e che della serie TV, ruotano intorno a questo evento drammatico: la sconfitta dei giacobiti nella battaglia di Culloden nel 1746 .
La storia è un elemento chiave in Outlander.
Attraverso i suoi libri, l’autrice Diana Gabaldon gioca talvolta con accuratezza storica, usando personaggi realmente esistiti ed eventi realmente accaduti, per contribuire all’evoluzione della trama dei suoi personaggi principali.
Ad un certo punto nella narrazione, Claire Beauchamp e Jamie Fraser tentano in tutti i modi di evitare che la battaglia di Culloden abbia luogo.
Non vogliono che la Scozia ne subisca le drammatiche e note conseguenze.
Tuttavia, nonostante gli sforzi, tutti gli stratagemmi dei protagonisti risulteranno vani.
Evidentemente, anche quando si ha possibilità di viaggiare nel tempo, la storia si rifiuta di cambiare il suo corso.
Purtroppo la battaglia di Culloden e la successiva repressione avranno luogo e il volto di Scozia cambierà per sempre .
Cosa vedere a Culloden Moor
Il campo di battaglia di Culloden si trova a 5 miglia a est di Inverness ed è facilmente accessibile dalla città.
E’ sufficiente seguire le indicazioni e i cartelli stradali marroni per Culloden.
Tecnicamente, l’intera area è una vasta tomba di guerra e non un semplice sito turistico.
Questo rende la visita del campo di Culloden Battlefield un’esperienza che è, al tempo stesso, evocativa e cruciale per comprendere un momento essenziale della storia scozzese.
Culloden Visitor Centre
Il sito di Culloden Moor comprende un grande campo piuttosto frequentato e un bel centro visitatori.
Il primo centro visitatori a Culloden è del 1970, con varie estensioni e ristrutturazioni che sono seguite negli anni successivi.
Qui i visitatori, che ogni anno vengono a rendere omaggio a coloro che hanno perso la vita il 16 aprile 1746, possono conoscere le ragioni della causa giacobita, la storia della battaglia di Culloden, delle persone coinvolte.
C’è anche un film proiettato alle pareti, che crea l’illusione agli spettatori di trovarsi effettivamente sul campo di battaglia durante l’azione di guerra.
Lo stesso campo di battaglia è conservato e protetto.
I visitatori possono percorrerlo liberamente e gratuitamente.
Culloden Visitor Centre
- Orari: Aperto di regola 10.00 – 16:00 dal 1 novembre al 28 febbraio; 9:00 – 18:00 dal 1 marzo al 31 maggio e dal 1 settembre al 31 ottobre; 9:00 – 19:00 dal 1 luglio al 31 agosto.
- Biglietti: £11,00 adulti, £27,00 family ticket (i prezzi si riferiscono all’ingresso del centro visitatori, perchè la visita del campo di battaglia è libera e gratuita)
- Sito web
Il Campo di Battaglia di Culloden
Una volta usciti dal centro visitatori, percorrete i sentieri appositamente creati sulla brughiera di Culloden.
Noterete subito le posizioni iniziali dei due eserciti sono contrassegnate chiaramente con bandiere rosse e blu. Vedrete, inoltre, ciò che hanno visto i Giacobiti più di 270 anni fa e che fu per loro fatale: la palude.
Negli ultimi due secoli, gli agricoltori locali hanno prosciugato la vecchia palude per sfruttare meglio la terra come terreno coltivabile.
Pertanto, oggi, il campo di battaglia risulta molto più secco e meno fangoso di quanto non lo fosse al momento della battaglia.
Ci sono tuttavia ancora alcuni punti molto paludosi e, sebbene quando siamo andati non avesse piovuto, se non avessimo fatto attenzione saremmo sprofondati nel fango fino alla caviglia.
Il National Trust of Scotland si impegna a preservare il terreno e la crescita delle piante al loro stato originale.
Allontanandosi dal Centro Visitatori verso l’ex Linea Frontale Giacobita, si vede molto bene che gli sforzi del National Trust stanno dando i loro frutti.
Old Leanach Cottage
L’unico edificio, ad eccezione del Culloden Visitor Centre, che si trova ancora a Culloden Moor, è il cosiddetto “Old Leanach Cottage“.
Costruito all’inizio del XVIII secolo, il cottage è l’ultimo testimone silenzioso della battaglia di Culloden.
Durante la battaglia, la casa si trovava tra le file delle truppe governative e probabilmente fungeva da ospedale da campo.
Originariamente il cottage aveva una forma di T, ma alla fine del 1860 la parte occidentale fu distrutta, lasciando spazio ad una forma a L che è quella che si vede ancora oggi.
Poco dopo fu abbandonato e di conseguenza cadde in rovina.
Nei primi anni del 1880, però, Leanach Cottage è stato restaurato, molto probabilmente da Duncan Forbes.
Quest’ultimo è colui che volle rendere Culloden Moor un monumento a cielo aperto.
Il Memorial Cairn e le Pietre commemorative
Tra le altre cose, nel 1881, Duncan Forbes eresse anche una torre commemorativa alta circa 6 metri nel campo di Culloden, il Memorial Cairn, in memoria dei soldati uccisi nella battaglia di Culloden.
Si trova a metà strada tra la linea del fronte dei giacobiti e le truppe governative.
Sempre a Forbes, inoltre, si devono le pietre commemorative dei vari Clan, che si vedono ancora sul sito di Culloden Moor.
Segnano le fosse comuni in cui i giacobiti furono sepolti dopo la battaglia.
Probabilmente sostituirono le croci di legno, che precedentemente si trovavano sulle tombe.
Gli agricoltori locali dopo la battaglia avevano seppellito i giacobiti caduti in fosse comuni che aveano scavato, cercando per quanto possibile di ordinare i morti secondo la loro appartenenza al clan.
All’epoca, in verità, non esisteva un tartan specifico per ogni clan, ma i caduti potevano essere riconosciuti sulla base di propri segni distintivi di appartenenza al clan.
Ad oggi, non sappiamo ancora esattamente dove siano stati sepolti i caduti dell’esercito di Cumberland, quindi la “pietra inglese” non segna la fossa comune, ma rappresenta piuttosto una memoria simbolica.
Un po’ più spostato rispetto a tutte le altre pietre commemorative dei clan si trova la pietra commemorativa conosciuta anche come “Il pozzo dei morti “, che segna il punto in cui morì Alexander MacGillivray di Dunmaglass, mentre guidava gli uomini del Clan Chattan in battaglia.
Il corpo di MacGillivray fu ritrovato dopo la battaglia da una donna del luogo.
Secondo i resoconti dei testimoni oculari, la lotta si era fatta così feroce che i giacobiti dovettero scavalcare i corpi dei loro compagni morti o feriti per raggiungere le truppe britanniche.
Un ultimo consiglio per la visita di Culloden Battlefield
Per quanto ci riguarda, la visita al Culloden Battlefield è stata un’esperienza assolutamente toccante.
Il nostro consiglio, se vi è possibile, è di arrivare qui nel tardo pomeriggio, quando ci sono meno visitatori.
Ma ancora in tempo per dedicare un’oretta alla visita del Visitor Centre.
Una volta fuori, l’atmosfera del campo di battaglia vi catturerà, soprattutto, di sera al tramonto.
Impossibile percorrere l’intero campo di battaglia, senza essere pervasi da infinito senso di malinconia e tristezza.
Circondati solo dal giallo dell’erba appassita e dal viola dell’erica, a parlare è solo il silenzio.
Culloden è davvero una tappa imperdibile per chi ama la Scozia.
“Not for us alone, but for ancestors and progeny“.
Sei stato anche tu a Culloden? Conoscevi già la storia della battaglia di Culloden? Lasciaci un commento qui sotto e, se l’articolo ti è piaciuto, condividilo con i tuoi amici.
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9 commenti
mi hai fatto immaginare questa battaglia solo leggendoti e guardando le immagini.
Grazie Sheila, mi fa piacere che l’articolo ti sia piaciuto e ti abbia trasmesso delle emozioni.
Questo è uno dei primi luoghi che ho voluto vedere durante un viaggio in Scozia di tantissimi anni fa. Io subisco spesso il fascino degli antichi campi di battaglia.
Un racconto di guerra e storia che mi ha fatto rabbrividire per le enormi perdite ma comunque molto esaltante, bello sapere la storia di come si è combattuto
Un luogo sicuramente interessante per la storia e per la sua conformazione. Non lo conoscevo, ma tu l’hai raccontato benissimo e mi hai fatto venire voglia di andare a visitarlo.
Non c’è posto.. o terra o cielo o mare come le brughiere di Scozia,
da Edimburgo alle Orcadi , da Stoneaven alle Ebridi la mia mente vaga,
ma è in Inverness che il mio cuore risiede e si ferma!
Alba gu Brath!
Mk
Sono innamorato della Scozia, della sua storia, delle sue fiere tradizioni. Spero un giorno di poterla visitare.
Ho visitato la Scozia ben due volte; amo questa terra, ma non ho visitato il campo di battaglia che così bene avete descritto. Non mancherò di farlo
Ciao Giovanna!! Noi lo abbiamo visitato alla sera al tramonto ed è stata un’emozione fortissima.