Siete pronti ad immergervi nel fascino selvaggio dell’isola di Lewis in Scozia?
Vento, scogliere ed oceano, al largo della costa ovest della Scozia, tutto in uno.
Due giorni non basteranno forse per vederla tutta, ma offrono sicuramente un ottimo assaggio.
Preparatevi, allora, a scoprire il meglio dell’isola con la nostra mini-guida.
Scommettiamo? Il colpo di fulmine è già dietro l’angolo.
Cosa vedere sull’Isola di Lewis in 2 giorni
L’isola di Lewis è uno degli ultimi tesori nascosti d’Europa.
E’ la più grande e popolata delle selvagge e ventilate Ebridi Esterne, l’arcipelago di isole al largo della costa nord occidentale della Scozia.
In verità, è bene precisare che non si tratta nemmeno di un’isola a sé stante.
Sebbene, infatti, si faccia spesso riferimento a Lewis e Harris come a due entità distinte, in realtà non sono che due parti di una stessa ed unica isola.
E Lewis è la parte settentrionale, dove tra l’altro si trova pure il capoluogo amministrativo delle Western Isles, Stornoway.
Fatta questa doverosa precisazione, questo articolo sarà dedicato esclusivamente all'”isola di Lewis”.
In questa sorta di mini-guida troverete i nostri consigli su cosa vedere sulla parte di Lewis e poter così organizzare al meglio il vostro viaggio.
Leggi anche: Harris – L’isola con le spiagge più belle della Scozia
Consigli utili per visitare l’isola di Lewis
Quanto tempo dedicare alla visita dell’isola Lewis?
Iniziamo subito col dire che è praticamente impossibile visitare Lewis, facendo andata e ritorno dalla terraferma, in una sola giornata.
E ciò sia per il tempo che si impiega via mare ad arrivare (da Ullapool sono circa 3 ore) sia per il fatto di dipendere dagli orari dei traghetti.
Programmate, quindi, almeno un pernottamento.
Arrivando in serata da Ullapool, noi vi abbiamo trascorso 3 notti.
Abbiamo così avuto due giorni pieni per poter visitare l’isola di Lewis in tutta calma.
L’itinerario di 2 giorni che vi proponiamo si basa su questa nostra esperienza.
Se andate più di fretta, e a patto naturalmente di avere la disponibilità di un’auto, potete provare a concentrare tutto in una giornata, suddividendo le tappe dei due giorni tra mattina e sera.
Qui di seguito trovate una mappa dettagliata con tutte le tappe che abbiamo inserito nel nostro itinerario.
La zona più bella dell’isola si trova lungo la costa occidentale.
E’ lì che si concentrano le principali “attrazioni”, sia i siti di interesse storico che quelli naturalistici.
Non ci sono di fatto percorsi circolari, per cui preparatevi a percorrere lunghi tratti di strada e poi a tornare indietro.
In compenso, vi possiamo assicurare che, anche ad agosto a Lewis, come nel resto delle Ebridi Esterne, non ci sono problemi di traffico.
Al massimo qualche branco di cervi e tante pecore.
Ma quelle ci sono tutto l’anno e sono le regine incontrastate delle isole: inchiniamoci!
Altra cosa da ricordare – e noi che siamo sbarcati qui proprio il sabato sera, lo abbiamo potuto constatare -, è che la domenica su Lewis è tutto rigorosamente chiuso, o quasi.
Come nel resto delle Ebridi Esterne, da queste parti la religione continua ad aver un ruolo importante sulla vita dell’isola.
Il “Sabbath” viene ancora praticato.
Nel giorno dedicato al Signore, la maggior parte dei negozi, supermercati, stazioni di rifornimento, pub e ristoranti sono chiusi.
La stessa Stornoway, che pure è la “capitale” dell’isola, vi apparirà come una città fantasma.
Non dimenticate, dunque, di fare benzina e provviste per tempo, ed eventualmente prenotare un tavolo in uno dei pochi locali che accettano prenotazioni di domenica.
Tra questi vi segnaliamo “The Crown Inn“, la locanda in centro a Stornoway dove abbiamo pernottato la prima notte e “Uig Sands Restaurant“, che si affaccia sulla splendida spiaggia di Uig.
E ora bando alle ciance, cominciamo!
Leggi anche: Scozia – Itinerario di 15 giorni alle isole Ebridi
Itinerario Isola di Lewis: giorno 1
Stornoway
Non si può iniziare la scoperta di Lewis, se non partendo proprio dalla capitale dell’isola.
Stornoway è una graziosa cittadina con bei negozi, un bel porto di pescatori, diversi pub e locali interessanti e, persino, un castello.
Con oltre 7.500 abitanti la possiamo considerare la metropoli della Ebridi Esterne.
E vi possiamo assicurare che se appena sbarcati definirla così vi potrà apparire un’esagerazione, una volta che inizierete la perlustrazione delle varie isole dell’arcipelago avrete modo di ricredervi.
Il nome della città deriva da “Sjornavagr”, antico termine norreno per “Steering Bay“, che significa baia del timone. Segno evidente che, pure all’epoca dei vichinghi, il suo porto era trafficato.
Certo, non ha probabilmente lo stesso fascino di altri porticcioli scozzesi, come ad esempio Portree (sull’isola di Skye) e Tobermory (sull’isola di Mull), ma è comunque il luogo ideale da cui partire alla scoperta di questo remoto angolo di paese.
Con i suoi bei edifici colorati che si affacciano sul porto e le barche di pescatori ormeggiate vicino al molo, Stornoway merita una visita.
Se poi volete vederla dalla sua prospettiva più bella, occorre allontanarsi un poco dal centro.
Dopo una breve passeggiata verso nord, alla fine di Bayhead Road, troverete un piccolo ponte pedonale.
Attraversatelo e proseguite verso il parco di Lews Castle.
Da qui potrete godere di una bellissima vista panoramica su tutto il porto e i pescherecci.
Un’ultima annotazione a proposito del porto di Stornoway.
Oltre al fatto che c’è un comodo parcheggio gratuito, provate ad avvicinarvi al molo.
E’ stata una sorpresa incredibile, ma è qui che abbiamo avuto modo di vedere, a distanza ravvicinata, tantissime foche, che sembravano quasi volerci salutare.
Lews Castle
Lews Castle (dal gaelico scozzese: Leòdhais di Caisteal) è un castello scozzese di epoca vittoriana, situato a ovest della città di Stornoway.
È stato progettato dall’architetto di Glasgow Charles Wilson e costruito negli anni 1844-51 come “casa di campagna” per Sir James Matheson.
Questo ricco industriale aveva acquistato l’intera isola alcuni anni prima grazie alla fortuna fatta con il commercio cinese di oppio.
Successivamente, nel 1918, il castello fu acquistato dall’industriale Lord Leverhulme dalla famiglia Matheson e, nel 1923, donato alla parrocchia di Stornoway.
Dopo essere stato utilizzato, durante la seconda guerra mondiale, come alloggio militare, il castello fu pure usato come alloggio per gli studenti del Lews Castle College.
Il castello è poi rimasto disabitato, dalla fine degli anni ’90 sino al 2016.
Oggi Lews Castle è una lussuosa destinazione per vacanze self catering e una splendida location per matrimoni.
Restaurato con cura dal Natural Retreats per garantire che l’aspetto e l’atmosfera del castello restassero fedeli alle origini, Lews Castle riflette molti dettagli delle Ebridi e contiene un’ampia varietà di arredi di provenienza locale.
E’ possibile entrare e visitare le bellissime stanza del piano terra.
Accanto al castello, in una struttura appositamente predisposta, si trova il Museum nan Eilean (il Museo delle Isole).
Qui i visitatori possono scoprire la storia e la cultura delle Ebridi Esterne e le tradizioni che scandiscono la vita degli abitanti delle isole.
Il pezzo forte del museo, però, sono 6 pezzi della scacchiera di Lewis, la più famosa scacchiera di tutti i tempi, rinvenuta a Uig nel 1830.
Gli altri pezzi della scacchiera si trovano per la maggior parte al British Museum di Londra, e alcuni al National Museum of Scotland di Edimburgo.
Mi raccomando, non mancate di passeggiare nella pineta del bosco che circonda il castello e che ogni anno, nel mese di luglio, fa da sfondo all’Hebridean Celtic Festival.
La strada verso Port of Ness
E adesso è ora di lasciare Stornoway e di mettersi in viaggio!
Ci dirigiamo nella parte più settentrionale dell’isola, per raggiungere il piccolo villaggio di pescatori di Port of Ness.
Per arrivare percorriamo la A857, che attraversa la vasta e desolata torbiera, tipica dell’entroterra di Lewis.
Il paesaggio che si presenta è una landa sconfinata interrotta qua e là da scavi di torba e qualche laghetto.
La torba costituisce ancora oggi il principale combustibile ad uso domestico dell’isola.
Non sorprendetevi, dunque, per lo strano odore di fumo acre che potreste sentire in qualche villaggio.
Percorsi circa una ventina di chilometri attraverso la torbiera, giunti in prossimità della costa occidentale, la strada si biforca.
Da un lato si va in direzione di Calanais, dall’altro verso nord-est.
E’ quest’ultima la via che prendiamo anche noi e che conduce alla punta dell’isola, attraversando Barvas e tutta una serie di insediamenti dall’aspetto, in verità, piuttosto triste.
Il piccolo porto di Port of Ness si trova di fatto là dove termina la A857.
Si tratta di un villaggio sul mare con una piccola darsena e una spiaggia (Ness Beach).
Se avete letto la Trilogia dell’isola di Lewis di Peter May, non avrete difficoltà a riconoscere e ritrovarvi nei luoghi descritti nelle sue pagine.
Purtroppo, essendo domenica, non abbiamo trovato niente di aperto, né un caffè né la Harbour View Gallery.
In compenso il mare che si infrangeva rabbioso sulle scogliere ci ha offerto uno spettacolo senza eguali.
Ci ha mostrato il vero volto, quello impressionante e selvaggio, della Lewis che cercavamo.
Butt of Lewis
E ora che siamo arrivati fin quassù, non ci resta che tornare indietro.
Prima però abbiamo ancora qualche tappa imperdibile in zona.
Butt of Lewis si trova all’estremo nord dell’isola di Lewis, il punto più a nord che è possibile raggiungere alle Ebridi Esterne.
Quello che vi farà sentire arrivati ai confini del mondo.
Living on the Edge: una sensazione di meravigliosa libertà!
Le rocce che compongono queste scogliere, sferzate dalla forza dell’oceano Atlantico, si sono formate 3.000 milioni di anni fa e sono tra le più antiche d’Europa.
È incredibile come gli uccelli marini nidifichino sul bordo della scogliera e i fiori selvatici riescano a crescere ovunque.
Questo tratto di costa viene battuto da onde e venti fino a 100 miglia all’ora.
Non a caso il Guinness dei Primati ha classificato Butt of Lewis come il posto più ventoso di tutta la Gran Bretagna.
Qui a sorvegliare le navi di passaggio nelle notti tempestose c’è il faro di Butt of Lewis.
È un faro in mattoni rossi, completamente diverso dai soliti.
Quanto meno rispetto alla maggior parte dei fari che, nelle Ebridi Esterne, sono tutti bianchi.
Fu costruito nel 1860 da David Stevenson, quando qui non c’erano strade e i materiali per costruirlo dovettero essere portati in barca via mare.
Non è possibile visitarlo, ma è uno di quei luoghi in cui, una volta arrivati, ci si sente piccoli piccoli e completamente inermi di fronte alla forza della natura.
Eoropie Beach
Rimettiamoci in marcia.
La prossima tappa che ci attende, a poco meno di cinque minuti di strada da Butt of Lewis, è Eoropie Beach.
La spiaggia, nascosta da dune di sabbia bianca, è lunghissima ed è ideale per chi pratica surf.
Da queste parti, state certi, il vento non manca mai!!
Nelle vicinanze è disponibile un comodo parcheggio con tavoli da picnic.
Potete lasciare qui la macchina e incamminarvi a piedi verso la spiaggia.
Adiacente al parcheggio si trova pure il parco giochi, Eoropie Dunes, che per chi viaggia con bambini è una manna dal cielo.
Arnol Blackhouse
L’ultima sosta in programma della giornata è ad Arnol, dove si trova l’Arnol Blackhouse.
Si tratta di una tradizionale abitazione domestica, costruita nel 1885, che fungeva anche da stalla e da granaio.
E’ stata utilizzata fino al 1964, quando la famiglia si trasferì in una casa più confortevole e moderna.
Da quando i suoi residenti l’hanno lasciata non ha più subito alcuna modifica.
Questa casa-museo a pagamento è oggi gestita da Historic Scotland.
Attraversare la sua soglia significa viaggiare nel passato, indietro nel tempo.
L’interno è illuminato e riscaldato da un focolare, al centro del pavimento della cucina, alimentato a torba.
Per quanto strano possa sembrare, non esiste un camino.
Il fumo fuoriesce all’esterno della struttura attraverso il tetto di paglia, le finestre e la porta.
Il fumo serviva, un tempo, ad uccidere gli insetti che si trovavano nel tetto di paglia.
La paglia affumicata era poi considerata anche un ottimo fertilizzante.
Così ogni anno, il tetto veniva tolto e la paglia annerita veniva utilizzata per fertilizzare i campi, mentre il tetto ristrutturato veniva preparato per l’anno dopo.
Sempre all’interno si trovava la zona letto, la stalla per alcuni animali, separata dall’abitazione solo da un basso tramezzo.
Mentre nell’adiacente granaio venivano immagazzinate le provviste e tutto quanto necessario alla sopravvivenza.
Di fronte alla Arnorl Blackhouse si trova anche un’altra casa, più moderna, abbandonata nel 1920: il tipico esempio di una “Whitehouse”.
Quando infatti, all’inizio del 1900, furono introdotte nuove norme igienico-sanitarie che vietavano che animali ed esseri umani di convivere, iniziarono a diffondersi queste nuove abitazioni che andarono gradualmente a soppiantare le blackhouses.
Diversamente da quanto si possa pensare, le blackhouses non sono state chiamate così a causa delle loro stanze piene di fumo e dei tetti neri, ma proprio per distinguerle dalle nuove case che vennero costruite successivamente alla fine del 1800.
Le nuove case venivano costruite con pietre e malta di calce, piuttosto che pietra e terra.
Cosicché la gente del posto iniziò a chiamare queste ultime “case bianche”, mentre l’appellativo di “casa nera” continuò ad essere usato per le vecchie case.
Itinerario Isola di Lewis: giorno 2
Mangersta Beach
Sveglia all’alba e siamo pronti a partire per una nuova avventura.
Anche se è l’isola di Harris ad avere la fama di custodire alcune delle più belle spiagge d’Europa, se non del mondo, vi assicuriamo che l’isola di Lewis non è da meno.
Una delle spiagge che non dovreste lasciarvi sfuggire è Mangersta Beach (in gaelico Traigh Mhangurstadh), a due passi, di numero, da dove ci siamo fermati un paio notti nel corso del nostro soggiorno.
E’ una piccola spiaggia nascosta, un tesoro solitario di sabbia bianca su cui si infrangono le spettacolari onde atlantiche.
Lo scenario spazzato dal vento è di una bellezza da togliere il fiato.
In corrispondenza del lato sud della spiaggia ci sono splendide scogliere e un piccolo promontorio, che offre un buon punto di vista panoramico per scattare fotografie.
Mangersta Sea Cliff e Mangersta Sea Stacks
Se c’è un luogo di cui ci siamo follemente innamorati sull’isola di Lewis, è questo.
A dire la verità ce ne siamo infatuati, vedendo le foto altrui, ancora prima di partire ed è stata la molla che ci ha spinti verso le Ebridi Esterne.
Mangesta Sea Cliff sono alcune delle più scenografiche scogliere che precipitano sull’oceano Atlantico che abbiamo mai visto.
Il promontorio di Mangersta con le sue alte scogliere a strapiombo, gli archi marini scavati dall’acqua nel corso dei secoli è l’emblema della magnificenza della natura.
Questo è il regno delle aquile.
Come ci è stato spiegato, è in quest’area che è possibile avvistare la maggiore concentrazione di aquile di tutta Europa.
A poche miglia, facenti parte sempre delle stesso promontorio, sono anche i più celebri, soprattutto tra gli appassionati di fotografia, Mangersta Sea Stacks.
C’è davvero qualcosa di magico nel vedere questi faraglioni emergere dal mare, in una lotta costante tra la roccia e l’oceano.
A regnare sovrani, soltanto la pace assoluta e il silenzio da un lato e, dall’altro, il rumore del vento, alternato a quello delle onde.
Da qui il frenetico mondo reale sembra così lontano.
E davanti ad uno spettacolo così impressionate se ne esce ipnotizzati.
Ardroil Beach o Uig Sands
La spiaggia più bella e grande di Lewis è quella di Uig Sands.
Nota anche come Ardroil Beach o Traigh Uige (“Traigh” è la parola gaelica che significa spiaggia) è uno dei must da vedere sull’isola di Lewis.

E’ una vastissima, sconfinata e incontaminata – qua gli aggettivi si sprecano – distesa di sabbia bianca, immersa tra dune e machair.
Con la bassa marea il mare si ritira per chilometri, che lo sguardo non riesce nemmeno ad abbracciarla tutta.
Il miglior punto di accesso alla spiaggia è dal parcheggio vicino al cimitero del villaggio di Ardroil, qualche chilometro a sud da Timsgarry.
Tra l’altro fu proprio qui tra queste dune di sabbia che, nel 1831, vennero rinvenuti i famosi pezzi degli scacchi di Lewis, realizzati in avorio di tricheco.
Li avrete visti sicuramente riprodotti anche voi da qualche parte.
Ricordate ad esempio il primo film di Harry Potter, quando il protagonista e il suo amico Ron Wisley giocano una partita a scacchi?
Ecco sono quelli.
Ancora oggi l‘enigma della loro provenienza continua ad appassionare storici ed accademici.
Dei 78 pezzi, la maggior parte oggi è conservata al British Museum di Londra, 11 al National Museum of Scotland di Edimburgo e, da qualche anno, 6 pezzi si trovano esposti al Museum nan Eilean di Stornoway.
Ecco il motivo per cui troverete una statua gigante in legno raffigurante uno dei pezzi della scacchiera a Timsgarry, il minuscolo villaggio che si affaccia su Uig Sands.
Callanish Standing Stones
Ed eccoci finalmente arrivati all'”attrazione” forse più visitata dell’isola di Lewis.
Stiamo naturalmente parlando dei suoi famosi, quanto misteriosi, cerchi di pietra.
Chiamate anche Calanais Stones, le Callanish Standing Stones sono una serie di grosse pietre neolitiche che appaiono ai visitatori quasi come una visione.
Il sito, il cui accesso è completamente gratuito, risale a circa 4000 o 5000 anni fa.
Si tratta di quasi 50 lastroni di genesis a grana fine la cui altezza vari dai 5 metri al metro.
13 pietre formano il cerchio vero e proprio, le altre pietre, quelle più piccole sono messe in tre direzioni diverse che, se vista dall’alto, fanno quasi sembrare la struttura una croce celtica.
Qual’era la loro funzione? A cosa potevano mai servire?
L’ipotesi più accreditata è che questi menhir fossero usati per scopi religiosi o cerimoniali.
Secondo altri, invece, si tratterebbe di un primitivo osservatorio astronomico, visto che molte delle pietre risultano allineate secondo la posizione del sole e delle stelle.
Volendo dare ascolto ad una delle tante leggende, le Callanish Stones erano giganti pietrificati che non si sarebbero convertiti al cristianesimo.
In verità, i moderni archeologi non hanno ancora scoperto il vero significato di queste pietre.
Tutt’oggi continuano ad essere avvolte in un’aura di magia e mistero.
Tra l’altro, a poche centinaia di metri dal complesso principale, tenete presente che ci sono altri due piccoli cerchi di pietra visitabili.
Anche se non sono certo le uniche standing stones del Regno Unito, il complesso di Callanish ha un fascino particolare per la sua collocazione sull’isola di Lewis, in un ambiente incontaminato e veramente mozzafiato.
Peraltro, secondo recenti studi, questo sito sarebbe addirittura più antico di quello di Stonehenge.
Se si ha la fortuna di visitarlo senza troppi turisti intorno potrete godere appieno di tutto il potente fascino evocativo che emana. Per questo, se possibile, vi consigliamo la visita al crepuscolo, magari lontano dagli orari di punta, come ad esempio al mattino di buon’ora o più tardi, verso la chiusura.
Se, inoltre, come noi avete visto coi vostri figli il film d’animazione della Disney Pixar ‘Ribelle’, ricorderete che alcune scene si svolgono vicino a cerchi di pietre.
Ecco ora sapete a quale luogo realmente esistente si sono ispirati gli animatori della Pixar.
Blackhouse Village
No, non si tratta di un villaggio abitato dagli Hobbit!!!!
Anche se effettivamente potrebbe benissimo assomigliarci.
Il pittoresco Blackhouse Village, a Gearrannan, sulla costa occidentale dell’isola di Lewis, è comunque un luogo incredibile e, cosa più importante, esiste davvero.
Si trova vicino alle Callanish Standing Stones e Carloway Broch, ed è composto da nove case di paglia tradizionali completamente restaurate.
Queste case erano abitate fino al 1974 e costituivano l’ultimo gruppo di blackhouses abitate nelle Western Isles.
Nel 1989 venne istituito il Gearrannan Trust proprio allo scopo di ripristinare queste case.
Oltre un decennio dopo, il progetto è stato portato a termine e il villaggio restaurato di Blackhouse è stato aperto al pubblico.
Si può cosi avere un’idea dell’aspetto che aveva un Baile Tughaid, il classico villaggio di blackhouses di una volta.
Nel villaggio di Gearrannan, ci sono diverse blackhouses ristrutturate e alcune, con le dovute modifiche, sono diventate dei luoghi dove i più avventurosi posso pure soggiornare.
Una di loro, la più grande, è un ostello, mentre le altre vengono affittate privatamente, anche in inverno.
Il Blackhouse Village è gestito da Gearrannan Village Ltd e offre una vasta gamma di servizi per i turisti e la comunità locale.
Oltre alle case vacanze, ci sono una caffetteria, un museo dedicato alla storia del villaggio, un centro di risorse e un piccolo negozio di souvenir.
Dun Carloway Broch
Sulla costa occidentale di Lewis, poco più a nord rispetto alle Calanais Standing Stones, si trova un altro dei siti storici più importanti dell’isola: Dun Carloway Broch.
Se è vero che in tutta la Scozia ci sono centinaia di brochs, è altrettanto vero che questo è sicuramente uno dei meglio conservati.
Le sue mura a secco e circolari, con una scala interna, raggiungono ancora i 9 metri di altezza sul lato che guarda verso il mare.
Il broch fu probabilmente costruito circa 2000 anni fa.
Anche qui numerose sono le teorie sullo scopo e il significato di queste costruzioni.
La spiegazione proposta forse più plausibile è che i brochs furono costruiti per contrastare le razzie dei mercanti di schiavi romani.
La visita del sito, che è sempre aperto, è gratuita ed offre una vista incredibile sulla campagna circostante.
Great Bernera
Non appartiene propriamente a Lewis, ma è un’isola a sé stante e comoda da raggiungere, Great Bernera o, semplicemente, Bernera.
E’ collegata all’isola di Lewis da un piccolo ponte costruito dall’amministrazione locale nel 1953.
All’epoca, gli isolani avevano, persino, minacciato di far saltare in aria con la dinamite una collinetta e di costruire una propria strada rialzata utilizzando i detriti, pur di colmare la breve distanza, di soli 150 metri, che li separava da Lewis.
Se avete un pò di tempo, vi consigliamo di arrivare fino all’estremità nord dell’isola di Bernera, dove si trova la luminosa spiaggia di Bostadh, bagnata da acque cristalline.
E’ proprio in fondo a questa spiaggia che si trova la riproduzione di una casa dell’età del ferro, facente parte di un intero villaggio che sorgeva qui molti secoli fa.
Per arrivare alla spiaggia, prendete come riferimento il cimitero, nei pressi del quale c’è pure un piccolo parcheggio.
Lasciate l’auto lì e, in neanche 2 minuti, sarete arrivati alla spiaggia.
Non ve ne pentirete.
Dove dormire sull’Isola di Lewis
The Crown Inn
Arrivando alla sera col traghetto proveniente da Ullapool, avevamo necessità di un alloggio a Stornoway comodo e centrale.
Non volevamo avventurarci nel buio della notte per le single-tracks dell’isola.
La scelta è ricaduta su The Crown Inn e si è rivelata azzeccatissima.
Si tratta della classica locanda con annesso pub tradizionale.
La sua posizione è strategica visto che si trova a poche decine metri di metri dall’imbarco dei traghetti e davanti ha un enorme e gratuito parcheggio.
La camera familiare che ci hanno assegnato era grande e confortevole, ad un prezzo tutto sommato ragionevole. La colazione era ottima, oltre che abbondante.
Era compreso anche un salmone affumicato da urlo cui è stato impossibile rinunciare, anche se era mattina.
Solo un’annotazione, per chi fosse interessato e volesse prenotare.
Via mail non ci avevano risposto. Abbiamo effettuato la prenotazione via messanger, mettendoci in contatto con la loro pagina Facebook.
Al nostro arrivo non abbiamo avuto alcun problema, anzi ci ha accolto alla reception una signora davvero squisita.
Mangersta Croft Holidays
Ecco uno dei posti dove abbiamo alloggiato e che consigliamo a tutti: Mangersta Croft Holidays.
Si trova nella remota località di Mangersta, un piccolo villaggio composto da neanche 13 case, a circa un’ora di strada da Stornoway.
Basta una passeggiata a piedi di neanche 5 minuti e ci si ritrova al cospetto della bellissima Mangersta Beach.
Si tratta di una soluzione glamping, che non fa assolutamente rimpiangere i più forniti cottage o bed&breakfast.
A questo caldo e confortevole rifugio non manca davvero nulla.
C’è pure una vasta scelta di dvd, perché parte del fascino dell’alloggio è dato dal fatto che qui il segnale tv non arriva.
La disponibilità e cortesia dei proprietari, Derek ed Elsie, sono senza pari.
Saremmo rimasti ore ad ascoltare le loro storie e i loro consigli.
Ma la ciliegina sulla torta è il focolare circolare, costruito con pietre a secco, messo a disposizione degli ospiti, gratuitamente, assieme alla legna.
Se si ha la fortuna di contemplare un tramonto davanti al fuoco, credeteci, si vive un’esperienza indimenticabile.
Dove mangiare sull’Isola di Lewis
The Crown Inn
Questa tipica e tradizionale locanda è stata indubbiamente la nostra ancora di salvezza.
Non vi abbiamo soltanto pernottato, ma ci siamo fermati a mangiare sia a pranzo che a cena.
Se sbarcherete sull’isola di Lewis di domenica, in effetti, le alternative non sono molte.
Ma, a prescindere da ciò, il ristorante del Crown Inn è davvero una garanzia in fatto di buon cibo, con diverse opzioni di menù anche per chi è vegano.
Si mangia bene, si spende il giusto ed è un locale family-friendly.
La prima cosa che portano alle famiglie con bambini sono album e pastelli per colorare.
A incorniciare il tutto, poi, si aggiunge la meravigliosa la vista che, dalla sala pranzo, si ha sul porto e il castello di Lews.
The Edge Cafe
L’isola di Lewis nasconde tanti gioielli.
E uno di questi è pure culinario!!!
Se doveste sbarcare a Lewis, andate nella remota località di Aird Uig e non perdetevi per nessuna ragione al mondo la cucina di Fiona e prenotate assolutamente una cenetta qui, al The Edge Cafe.
Avrete la possibilità di vivere un’esperienza, umana e culinaria, come poche.
Fiona, la proprietaria, cucinerà per voi una cena indimenticabile.
Sarà come entrare in casa di uno degli abitanti del posto. La sua fish-pie è qualcosa di sublime ed indescrivibile. Mai assaggiata una pie così buona.
Nulla a che fare con quella proposta nei locali più turistici.
Per non parlare del suo Sticky Toffee Pudding: non teme confronti!!!
Per prenotare noi abbiamo inviato qualche giorno prima un messaggio tramite messanger scrivendo alla pagina Facebook di The Edge Cafe.
Se doveste andare, e fosse mai possibile, vi chiederemmo di portarci un piatto della sua strepitosa fish-pie.
Visto che non è possibile, salutateci Fiona e abbracciatela anche per noi.
Uig Scallop Shack.
Ecco un altro dei posticini che tanto piacciono a noi: poca forma e tanta sostanza!!!
Non è un ristorante a cinque stelle, meglio.
Se siete sbarcati sull’isola di Lewis e vi piace il pesce e i frutti di mare, segnatevi Uig Scallop Shack.
Non lasciatevelo sfuggire per nessuna ragione al mondo.
Cappesante enormi appena pescate, pulite davanti ai vostri occhi e cucinate al momento.
Un must di freschezza e gusto insuperabili.
È aperto d’estate soltanto per pranzo, dalle 12 alle 15, e si mangia di fronte al porticciolo sotto un tendone.
È uno dei tanti gustosissimi ricordi della nostra meravigliosa vacanza a Lewis.
Come arrivare e muoversi sull’Isola di Lewis
Il modo più semplice ed economico per arrivare, dalla Scozia continentale, sull’isola di Lewis è naturalmente via mare.
Si può scegliere di imbarcarsi ad Ullapool, il porto a Nord delle Highlands, e sbarcare a Stornoway, il capoluogo dell’isola.
L’altra opzione, che peraltro comporta una traversata pure più breve (poco più di un’ora e mezza), è quella di partire da Uig, sull’isola di Skye.
In questo caso si approderà a Tarbert, il villaggio con il porto principale di Harris.
Come vi dicevamo, essendo Lewis e Harris di fatto un’unica isola, non avrete alcun problema a spostarvi da un’isola all’altra.
In entrambi i casi, i traghetti sono gestiti da Calmac.
L’unica accortezza, qualunque sia l’opzione prescelta, sarà quella di prenotare i traghetti con largo anticipo.
E ciò a maggior ragione, se viaggiate con auto al seguito ed avete intenzione di visitare le “Western Isles” nei mesi estivi.
Se proprio soffrite di mal di mare, a Stornoway c’è un aeroporto.
Grazie alla compagnia aerea Loganair, l’isola di Lewis è collegata con Edimburgo, Glasgow, Inverness, Aberdeen e Manchester.
Per spostarsi e muoversi liberamente sull’isola di Lewis, è quasi indispensabile avere la disponibilità di un’auto.
C’è un servizio di autobus che opera sull’isola, ma considerata l’estensione di Lewis, non è molto frequente.
I mezzi pubblici, inoltre, non consentono di arrivare ovunque, soprattutto con facilità nelle zone più remote dove si nascondono spiagge, lochs e scogliere da sogno.
E sarebbe un vero peccato rinunciarvi, perché Lewis ha davvero tanto, tantissimo da offrire.
Eccoci arrivati alla fine della nostra mini-guida su cose vedere sull’isola di Lewis. Speriamo di non averti annoiato. E tu hai in programma un viaggio a Lewis oppure l’hai già visitata? Lasciaci un commento, ne saremo davvero felici!
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