Il trauma da rientro esiste eccome! Dopo due settimane in cui siamo stati immersi nel silenzio assordante della natura e abbiamo respirato l’aria pura e fresca della libertà, è dura tornare al lavoro e alla realtà di tutti i giorni.
Quest’anno il nostro viaggio in Scozia è stata, come l’abbiamo soprannominato ancora prima di partire, una vera e propria ebbrezza di Ebridi.
In questo articolo vogliamo condividere con voi il nostro itinerario on the road di 15 giorni in Scozia, dedicato alla scoperta delle Isole Ebridi (Esterne ed Interne). E allora, siete pronti a partire con noi saltando da un’isola all’altra?
Cosa vedere in Scozia in 15 giorni alle Isole Ebridi (Esterne ed Interne)
Le Isole Ebridi sono un meraviglioso arcipelago di isole che si trovano al largo della costa occidentale della Scozia e si affacciano sull’Atlantico.
Si suddividono in Ebridi Esterne ed Interne. Queste ultime sono più vicine alla costa e, quindi, facilmente raggiungibili, oltre che spendibili in un tradizionale itinerario di viaggio.
Tra queste, solo per citare le più famose, spiccano Skye, Mull, Islay e Iona.
Le Ebridi Esterne, invece, sono separate dalla Scozia continentale e dalle stesse Ebridi Interne da uno stretto molto burrascoso, noto come The Minch e Little Minch.
Che sia burrascoso ora non è più solo Wikipidia a dircelo, ma ve lo possiamo confermare per esperienza diretta anche noi. Le due ore e quarantacinque minuti necessarie per arrivare da Ullapool a Stornoway non le scorderemo così facilmente.
Il nostro ritmo è stato piuttosto sostenuto, abbiamo percorso oltre 2.400 km, preso ben 7 traghetti e visitato sostanzialmente, tra Esterne ed Interne, 7 delle principali Isole Ebridi.
A malincuore, vuoi per il poco tempo a disposizione e per condizioni metereologiche avverse, ci sono isole che purtroppo non siamo riusciti ad inserire nel nostro viaggio, Isola di Barra in primis.
Se doveste avere più giorni a disposizione potreste pensare di aggiungere altre tappe oppure ridurre il percorso in base alle vostre personali preferenze.
La difficoltà più grande, in fase di pianificazione e organizzazione, è stata quella di strutturare un itinerario compatibile con le tratte e gli orari dei traghetti, da cui dipende buona parte della riuscita del viaggio.
Tenete presente che gli orari di questi ultimi non sono sempre gli stessi e variano anche in base al giorno settimanale. C’è comunque da dire che, nel periodo estivo, l’offerta proposta da Calmac Ferries è davvero buona e, condizioni meteo permettendo, consente di spostarsi facilmente da un’isola all’altra.
L’importante è acquistare i biglietti dei traghetti per tempo.
Un viaggio di questo tipo non può essere improvvisato: se non avete prenotato i traghetti rischiate davvero di non imbarcarvi.
A questo proposito, se intendete effettuare più viaggi e tappe in traghetto, prendete in considerazione la possibilità di acquisto di un biglietto Island Hopscotch che consente viaggi multipli, con un risparmio non indifferente.
Nel nostro itinerario, il biglietto che abbiamo scelto è stato l‘Hopscotch 11 (Skye, Uist, Lewis ed Harris), cui abbiamo aggiunto anche il biglietto singolo per sbarcare e lasciare l’Isola di Mull.
Il nostro itinerario di 15 giorni alle Isole Ebridi
Preparatevi per un’indimenticabile avventura che vi porterà a visitare alcune delle più belle isole occidentali della Scozia.
L’itinerario di 15 giorni che abbiamo seguito, e che vi proponiamo, inizia con una prima tappa di avvicinamento a Pitlochry, nel cuore del Perthshire.
Volutamente, quest’anno, abbiamo deciso di escludere completamente la capitale scozzese dal nostro tour per concentrarci e dedicare quanti più giorni a nostra disposizione alla natura incontaminata e ai paesaggi incredibili offerti dalle isole.
Abbiamo, quindi, attraversato le Highlands per imbarcarci, da Ullapool, alla volta delle Ebridi Esterne: Lewis, Harris, North & South Uist sono state le mete tanto sognate della prima parte della nostra vacanza.
E’ stato poi il turno delle Ebridi, c.d. interne, perché più vicine alla Mainland: la straordinaria Isola di Skye, la sorellina minore Mull e l’isola sacra di Iona.
Il viaggio si è concluso con una tappa finale ad Oban, “la capitale scozzese dei molluschi” per poi da qui far ritorno all’aeroporto di Edimburgo. Sigh!
Giorno 1: Aeroporto di Edimburgo – Pitlochry
Arrivo ad Edimburgo nel primo pomeriggio. Il volo ha avuto un leggero ritardo per cui non abbiamo assolutamente tempo da perdere.
Ritiro dell’auto a noleggio e via, siamo già in marcia verso Pitlochry, la nostra prima tappa di questo nuovo e tanto atteso on the road, che prende finalmente forma. Si tratta di una cittadina deliziosa nel cuore della Scozia, più o meno a metà strada tra Edimburgo ed Inverness. Con le sue case in pietra, i giardini e davanzali fioriti, tutta immersa nel verde, ci ricorda per certi versi uno dei nostri paesi di montagna. Prendiamo velocemente possesso della stanza nel nostro hotel e stiamo già camminando lungo Atholl Road, la strada principale che attraversa tutta Pitchlory.
Il centro è tutto un pullulare di caffè, pub, graziosi negozi che vendono souvenir e articoli per l’escursionismo. Da qui partono diversi sentieri e questa zona, infatti, è particolarmente frequentata dagli amanti della natura e del trekking. Concludiamo, come siamo soliti fare la serata in un tipico pub, mangiando dell’ottimo salmone – scozzese obviously !! – , e ascoltando buona musica dal vivo. La nostra vacanza inizia alla grande.


Giorno 2: Pitlochry – Ullapool – Isola di Lewis (Stornway)
Sveglia all’alba e dopo un’abbondante colazione ci attende una bellissima passeggiata. Ci dirigiamo subito alla diga di Pitlochry, un capolavoro di ingegneria, che offre una splendida vista sul lago artificiale di Loch Faskally e sul fiume Tummel. Altra tappa obbligata è la Fish Ladder, una sorta di rampa a forma di scala che consente ai salmoni di migrare e risalire nella parte superiore del fiume. Probabilmente se ne sono già tutti andati, perché di salmoni che saltano qui non ne vediamo neanche l’ombra. La passeggiata prosegue lungo il fiume Tummel immersi nel verde lussurreggiante del Perthshire.
Di nuovo in auto, facciamo contento il papà e ci fermiamo per una sosta veloce prima alla Blair Athol Distillery e poi alla Edradour Distillery. Quest’ultima, se non lo sapete, è nota per essere la distilleria più piccola di tutta la Scozia. Ovviamente, anche se non è in centro, non possiamo lasciarci sfuggire la visita a Blair Castle, che si trova a solo una decina di chilometri di distanza da Pitlochry. Prima però una veloce deviazione che ci porta al Queen’s View Viewpoint, il punto panoramico tanto amato dalla regina Vittoria che offre uno scorcio su uno dei più iconici panorami di Scozia.
Ma ora non c’è più tempo da perdere. Dopo una veloce pausa pranzo nella Tea-room del castello di Blair, dobbiamo sfrecciare attraverso le Highlands. Indossiamo i paraocchi come i cavalli, perchè siamo già in ritardo e, se non vogliamo perdere il ferry, non ci possiamo proprio permettere soste fotografiche lungo il tragitto. Facciamo appena in tempo a sorseggiare una dissetante birra a Ullapool e ci imbarchiamo.
Next destination: Isola di Lewis. Il racconto della traversata da Ullapool-Stornway ve lo risparmiamo. Vi basti sapere che riusciamo a sbarcare alle Ebridi Esterne sani e salvi. In fin dei conti, come diceva Rossella O’Hara, …domani è un altro giorno.


Giorno 3: Isola di Lewis (Stornoway- Port of Ness – Butt of Lewis- Mangersta)
E’ domenica e qui nelle Ebridi Esterne, è tutto chiuso o quasi. Negozi, distributori, autobus, supermercati, centri visitatori hanno tutti le serrande abbassate. Solo alcuni ristoranti e pub sono aperti, ma mi raccomando ricordatevi di riservare un tavolo per tempo o, in alternativa, di fare benzina e scorta di cibo il giorno prima.
Stornoway, che vi assicuriamo è l’unica metropoli da queste parti, è praticamente una città fantasma: in giro ci siamo solo noi…e le foche. Si perché proprio di fronte al porto, vicino alle barche e ai pescherecci, non lo avremmo mai detto, ma ne vediamo davvero tante. Ce la prendiamo comoda e, dopo aver gironzolato tra le viuzze incredibilmente silenziose di questa bella cittadina, ci dirigiamo a Lews Castle, il castello del XIX in stile vittoriano che domina Stornoway dall’alto. Molto bella la passeggiata che dal castello ci porta in una foresta di querce, castagni e pini.
Dopo pranzo (a proposito non andatevene dal capoluogo di Lewis senza prima aver assaggiato il suo celebre Stornoway Black Pudding, che non ha nulla a che spartire con il comune Black Pudding) è ora di mettersi in moto.
Nel pomeriggio sono in programma le principali “attrazioni” che si trovano del nord dell’isola: Port of Ness, il faro di Butt of Lewis, Eoropie Beach. C’è poco da dire. Qui le spiagge, le scogliere, il mare selvaggio che si infrange sugli scogli e il vento che ulula sono i veri protagonisti e noi delle semplici comparse.
Prima che arrivi sera raggiungiamo il remoto villaggio di Mangersta dove si trova il nostro alloggio. La splendida e solitaria Mangersta Beach è tutta per noi e si trova a soli cinque minuti a piedi dal nostro pod. Poco lontano un altro capolavoro si staglia davanti ai nostri occhi, i Mangersta Sea Stacks. Immersi nella natura più selvaggia, camminando sulle scogliere che precipitano sull’Atlantico ci sentiamo ai confini del mondo, in quello che, non a caso, è anche chiamato il regno delle aquile. In quest’area, infatti, è possibile avvistare la maggiore concentrazione di aquile di tutta Europa. Ed è qui, dove spira più tagliente il vento e alte si levano le onde dell’oceano, che ci sentiamo davvero felici.


Giorno 4: Isola di Lewis (Traigh Uige- Callanish Stones – Blackhouse Village)
Anche oggi ci attende una nuova ed intensa giornata alla scoperta dell’Isola di Lewis. Ripercorriamo un tratto di strada del giorno precedente e, visto che la fortuna ci assiste ed è una bella giornata, ci dirigiamo subito verso una delle spiagge più belle dell’isola, Uig Sands, nota anche come Ardroil o Traigh Uige. A proposito “traihgh” è la parola gaelica che troveremo spesso da queste parti nei cartelli stradali e significa appunto “beach”. La vastità di questa spiaggia di sabbia bianchissima, che pare essere senza confini, è impressionate e i colori da togliere il fiato.
E’ peraltro in questa baia, tra le sue dune di sabbia fine, che nel 1831 vennero rinvenuti da un commerciante i 93 pezzi della scacchiera più prestigiosa e misteriosa di tutti i tempi.
Dopo una veloce pausa-pranzo da The Scallops Shack che ci consente di rifocillarci con capesante freschissime pescate, pulite e cucinate lì al momento davanti ai nostri occhi, il nostro viaggio prosegue.
Ci spostiamo più a sud e disfiamo man mano il percorso al contrario. Nell’ordine le nostre tappe sono Arnol’s Blackhouse, Gearrannan Blackhouse Village, segue a pochi minuti di strada Carloway Broch e, infine, il pezzo forte della giornata le Callanish Standing Stones.
Questo sito preistorico, risalente al periodo neolitico, è davvero suggestivo. Non si sa esattamente quale segreto nasconda o quale sia stata la sua funzione. L’ipotesi più accreditata vuole che si trattasse di una sorte di osservatorio astronomico. Ci aggiriamo in punta di piedi tra questi circoli di pietre, erette all’incirca contemporaneamente alle piramidi egiziane, per cercarne di coglierne prima di andarcene tutto il mistero e la magia.
Il sole è ancora alto e solo pochi chilometri ci separano dall’isola di Great Bernera. Possiamo forse farci scappare l’opportunità di questa deviazione? Certo che no. Collegata a Lewis da un piccolo ponte stradale la percorriamo tutta fino a raggiungere, all’estremità, Bostadha Beach. Abbiamo letto che qui ci dovrebbe essere una colonia di foche. Noi non le vediamo, ma poco importa.
In questo luogo intimo e silenzioso dove ci siamo solo noi e, sotto i raggi del sole, le acque limpide adottano tutte le sfumature del blu, non c’è bisogno di altro.


Giorno 5: Isola di Harris (Tarbet e Spiagge)
E’ il quinto giorno del nostro itinerario ed è ora di salutare l’isola di Lewis alla volta di quella di Harris.
In verità, anche se vengono spesso indicate come due isole separate, sono un tutt’uno. Con Harris situata all’estremità meridionale e Lewis nel nord, costituiscono un’unica isola, la più grande della Ebridi Esterne. Non servono ponti e nemmeno traghetti per spostarsi da un’isola all’altra.
L’Isola di Harris possiede uno dei paesaggi naturali più straordinari mai visti. Geograficamente è suddivisa in due parti.
La costa occidentale è prevalentemente pianeggiante ed è tutta un susseguirsi di ampie spiagge bianche lambite da acque cristalline. Quella orientale, invece, è montuosa e caratterizzata da frastagliati rilievi e dirupi rocciosi.
La “capitale” è Tarbet: un centro abitato con poche case e un piccolo porto situato in una baia protetta, circondata da montagne. Qui ci sono alcuni negozi dove si possono acquistare prodotti locali conosciuti ed esportati in tutto il mondo. Dall’Harris Gin, prodotto dalla locale distilleria, all’Harris Tweed, un tessuto di lana di alta qualità che viene ancora lavorato a mano nelle case degli isolani. Chi non ne ha sentito parlare?
Il programma odierno, tuttavia, si può riassumere in una parola: spiagge, spiagge e ancora spiagge.
E in effetti è in quest’isola che, senza timore di essere smentiti, si trovano le spiagge più incontaminate e splendide d’Europa. Definirle “caraibiche” non è affatto una esagerazione. Luskentyre, Seilebost, Scarista, Borve Beach, solo per citarne alcune, sono delle distese sconfinate e abbaglianti di sabbia bianca bagnate da acque i cui colori, dall’azzurro al turchese all’acquamarina, sono così straordinari da sembrare finti.
Qui Photoshop non serve, madre natura basta e avanza. Non ci sono parole per descrivere tanta bellezza: questo è un vero paradiso per gli occhi e per l’anima.
Concludiamo la giornata con una cena strepitosa a Leverburgh a base di aragosta. E poi dicono che in Scozia si mangia male!


Giorno 6: Isola di Harris (Golden Road – St. Clement Church – Scalpay)
Dedichiamo la mattina seguente alla costa est, l’altra faccia di Harris, quella più selvaggia, dall’aspetto quasi inospitale. E lo facciamo percorrendo la Golden Road, la “strada d’oro”, così scherzosamente soprannominata in riferimento a quanto è costata per costruirla, che attraversa la parte orientale dell’isola di Harris.
Non ci stupisce affatto che Stanley Kubrick vi abbia girato diverse scene di uno dei suoi film più famosi “2001: Odissea nello Spazio“. Pensavamo che, dopo aver visto le spiagge, Harris ci avesse già mostrato tutto il meglio, ma ci dobbiamo ricredere. Siamo impressionati dai paesaggi lunari che, curva dopo curva, si aprono davanti. Sarà anche costata ma, scenograficamente parlando, è una delle single track più belle che sinora abbiamo percorso in Scozia. Arriviamo sino a Rodel e lì visitiamo la St. Clement Church.
La seconda parte della giornata, invece, è dedicata alla piccola isola di Scalpay e al sentiero che porta al pittoresco faro di Eilean Glas Lighthouse, uno dei primi 4 fari costruiti in tutta la Scozia. Peccato solo per il meteo: dopo tutta la pioggia che ci becchiamo, la sagoma del faro a strisce bianche e rosse che ci appare sembra quasi una visione mistica.


Giorno 7: Berneray – Benbecula – South Uist
Questa mattina ci attende una nuova avventura, alla scoperta di nuove isole. La traversata in traghetto da Levenburgh a Berneray dura solo un’ora e stavolta, fortunatamente, è indolore.
Una volta sbarcati la sensazione è quella di essere davvero arrivati ai confini del mondo. Berneray è un’isola di neanche 15 km quadrati incredibilmente tranquilla. La possiamo riassumere in poche parole: una bella spiaggia di sabbia bianca (l’ennesima…. direte voi!!!), un ostello che occupa un paio di blackhouse restaurate in riva al mare e un caffè dove ci fermiamo a fare colazione. Un ponte la collega direttamente a North Uist, isola dove decidiamo, per il momento, di non fermarci e tirare dritto. Rinviamo la sua visita di un paio di giorni, quando dovremo ritornare a Lochmaddy, il suo capoluogo, per imbarcarci alla volta di Skye.
L’intenzione di oggi è di dedicare la giornata a South Uist. Prima però attraversiamo la piattissima e pianeggiante isola di Benbecula. Di tutte le Ebridi Esterne è la più anonima, anche se la presenza di un ospedale, un aeroporto, tre supermercati e persino un bancomat la rendono più “civilizzata” rispetto alle altre.
Basta, tuttavia, attraversare una strada rialzata e, magari, allontanarsi dalla strada principale per rimanere abbagliati dalla bellezza di una natura incontaminata. South Uist è caratterizzata da colline e montagne da un lato, e da oltre 20 miglia di spiagge di sabbia dorata dall’altro. Per le spiagge c’è solo l’imbarazzo della scelta. Cos’altro vedere? Se siete appassionati di storia scozzese non perdetevi il luogo di nascita di Flora MacDonald e il monolite che si trova nell’estremità merdionale dell’isola, che pare risalire al 2.000 a.c.
Una vera chicca, invece, è l’Hebridean Scottish Celtic Jewellery, un negozio dove si vendono e producono meravigliosi gioielli celtici. Un regalino, in fin dei conti, ce lo meritiamo!


Giorno 8: South Uist – Eriskay
L’itinerario vede oggi in programma l’escursione alla piccola Barra. Ma, ainoi, per forza di cose dobbiamo rinunciare. Causa maltempo tutti i traghetti della Calmac che portano a Castelbay sono cancellati per l’intera giornata e pure la successiva; non partono nemmeno quelli provenienti da Oban, per farvi capire.
Fuori c’è un tempo da lupi. L’oceano è davvero arrabbiato e il vento, che dalla notte scorsa non smette di ululare, non sembra avere alcuna intenzione di concedere tregua. Sembrerà strano, ma siamo letteralmente affascinati dalla forza brutale degli elementi: anche l’oceano in tempesta è uno spettacolo in prima visione che merita….purchè si rimanga al calduccio e al riparo tra le mura del nostro hotel. Sia chiaro!
Fortunatamente verso la tarda mattinata sembra che un pallido sole voglia fare capolino. Sgusciamo fuori e ci dirigiamo verso Eriskay, l’isola a sud di South Uist cui collegata da un ponte e che diventa la nostra opzione B. Molti, come probabilmente avremmo fatto anche noi, si limitano ad attraversarla solo per andare a prendere il traghetto che porta a Barra.
Ci rendiamo conto che sarebbe stato un vero peccato. Anche Eriskay è un’isola splendida caratterizzata, manco a dirlo, da ampie spiagge di sabbia bianca. Non possiamo che dirigerci subito verso la Prince’s Cockle Strand, la spiaggia principale sulla costa ovest, dove il 23 luglio 1745 Bonnie Prince Charlie approdò sul suolo scozzese. Ma questo non è l’unico episodio storico che ha visto Eriskay protagonista. E’ del 1941 il naufragio della nave cargo SS Politician, diretta da Liverpool alla Giamaica, che incagliatasi poco al largo, affondò con il carico di oltre 264.000 bottiglie di whisky. Messo in salvo l’equipaggio, alcuni abitanti dell’isola si adoperarono per recuperare almeno una parte del carico. Una delle bottiglie originali fa ancora bella mostra di sé al pub Am Politician, dove ci fermiamo per uno spuntino e una rinfrancante partita a biliardo. Facciamo una breve sosta alla locale chiesa di St. Micheal e poi di nuovo su a South Uist. Imbocchiamo un sentiero escursionistico segnalato, la Machair Way e ci godiamo Frobost Beach, una delle tante interminabili spiagge orlate di machair fioriti della costa ovest. Per una volta ce la prendiamo comoda.


Giorno 9: North Uist – Uig (Isola di Skye)
E’ arrivato il giorno di lasciare le Ebridi Esterne. Il traghetto che ci porterà all’isola di Skye parte da Lochmaddy nel tardo pomeriggio per cui, se partiamo all’alba, abbiamo la possibilità di visitare con calma North Uist.
Molto più dolce, pianeggiante e meno selvaggia della sorella a sud, che riattraversiamo velocemente in poco meno di un’ora, North Uist è un paradiso per gli amanti della natura e del birdwatching.
I suoi paesaggi sono dominati dall’acqua circostante con laghi, paludi dove la popolazione di cervi, trote e salmoni supera di gran lunga quella umana.
Ne approfittiamo per fare diverse fermate e sgranchirci le gambe con una bella passeggiata. Una riserva naturale di uccelli migratori, la stravagante Scolpaig Tower, resti archeologici, infinite spiagge vergini con dune e machair e pura tranquillità sono alcuni dei privilegi che questa isola offre.
Il centro abitato di Lochmaddy, a parte il Taigh Chearsabbhagh, un centro artistico e museo, non propone altro. Ma è qui che si trova il ferry terminal, che collega le Uist a Uig, sull’isola di Skye, la nostra prossima destinazione.
Bye-bye Outer Hebrides.


Giorno 10: Isola di Skye 8 (Trotternish Peninsula – Coral Beach – Portree)
Eccoci di nuovo qua. A distanza di un anno non siamo riusciti resistere al richiamo e siamo tornati. Per quante volte la si visiti, l’Isola di Skye ha un fascino ultraterreno che riesce a sorprendere sempre e chiunque. Questa volta abbiamo scelto la baia di Uig come base del nostro soggiorno. Per noi che siamo follemente innamorati della Trotternish Peninsula è l’ideale per esplorare quella che molti, noi compresi, ritengono essere la parte più bella dell’isola.
Il primo stop della giornata è la Fairy glen, una valle che nonostante la presenza ad agosto dei tanti turisti, rimane un microcosmo fuori dal tempo e conserva intatta la magia del luogo. Ma è nel Quiraing che l’incantesimo si completa. Sì, perché certi luoghi non sembrano affatto reali, ma sembrano usciti dalle pagine di un romanzo.
In questa zona spettacolare, fatta di pinnacoli rocciosi, pareti a strapiombo e strane formazioni di origine vulcanica, sembra che da un momento all’altro un dinosauro possa piombarti alle spalle. E’ qui vorremmo rimanere per sempre. Il nostro tour prosegue in senso antiorario verso Duntulum Castle e, subito dopo con una sosta al cimitero dove riposa Flora Macdonald. In fin dei conti dopo aver visto a South Uist i resti dell’abitazione dove è cresciuta, perché lasciarci sfuggire la tomba?
Abbiamo ancora tempo sufficiente per concederci un giretto a Coral Beach, prima di concludere degnamente la serata a Portree, dove di fronte al porticciolo colorato e affollato di pescherecci, fischiettiamo “Sing me a song….“.


Giorno 11: Isola di Skye (Fairy Pool – Talisker Distillery – Elgol)
Nuovo giro nuova corsa. Siamo ancora a Skye, l’isola che ovunque tu vada ti fa sentire come in uno dei film de “Il Signore degli anelli” e dove il tempo sembra essersi fermato. Uno di questi luoghi magici sono le Fairy Pools, conosciute appunto come le “piscine delle fate”. E’ qui, nel cuore delle Cuillins, che trascorriamo la mattinata, prima di andare a visitare la Talisker Distillery che si trova lì in zona.
Nel pomeriggio ci spostiamo più a sud, nella parte più meridionale dell’isola, per arrivare sino ad Elgol.
Da questo remoto villaggio partono alcune escursioni in barca verso Loch Coruisk, un piccolo lago glaciale racchiuso tra le montagne delle Cuillin. Le previsione meteorologiche dei giorni precedenti ci hanno fatto desistere dal prenotare e ora, un pò ci mangiamo le mani. Poco male. Sarà per la prossima volta, intanto ci godiamo la splendida spiaggia di ciottoli che è tutta per noi. Sulla via del ritorno, prima di tornare alla base ci concediamo un’ultima sosta alla Sligachan Old Bridge. Questa volta la mamma non intende rinunciare e vuole immergere il volto tra le fredde acque che lo attraversano nella speranza di ottenere l’eterna giovinezza. Non siamo affatto certi che abbia funzionato ma, di sicuro, per oggi abbiamo dato a sufficienza.


Giorno 12: Road to Isle – Ardnamurchan Peninsula – Isola di Mull (Tobermory)
Ci attende una lunga giornata di viaggio. Si parte da Skye di buon mattino, direzione Armadale, e da lì ci imbarchiamo per Mallaig. Siamo un po’ di corsa, ma non rinunciamo a percorrere, finalmente con il sole, uno dei tratti più belli della Road to Isles, ovvero l’Alternative Coustal Route che collega Morar ad Arisaig. E’ una pittoresca strada costiera, single-track naturalmente, che affianca incredibili spiagge di sabbia argentata. Ma ora via, più veloci della luce, se vogliamo arrivare in tempo a Kilchoan e non perdere il secondo traghetto della giornata.
Non è affatto facile, ve lo assicuriamo, perché non abbiamo fatto i conti con una delle vere gemme nascoste di quest’angolo di Scozia: l’Ardnamurchan Peninsula. Soprannominata “il Promontorio dei grandi Mari”, la parte più occidentale della terraferma britannica è tutto un susseguirsi di colline aperte, scogliere rocciose, e splendide spiagge. Impossibile non rimanere sopraffatti da tanta selvaggia, remota ed incontaminata bellezza. Incredibilmente, nonostante le tantissime soste fotografiche, riusciamo comunque ad imbarcarci come da programma.
Tobermory è lì all’orizzonte, baciata dal sole, che ci attende con i suoi tetti in ardesia nera e le allegre facciate.
Non abbiamo dubbi, con l’Isola di Mull è amore a prima vista.


Giorno 13: Isola di Mull (Glengorm Castle – Calgary Bay – Salen)
Con le sue acque limpide e cangianti, le spiagge dorate, il relitto di due barche arenate sulle rocce, l’isola di Mull è un piccolo paradiso selvaggio da scoprire. Lasciamo Tobermory per dirigerci a Glengorm Castle, un piccolo castello da poco restaurato e trasformato in hotel. Non è aperto al pubblico, ma si affaccia sull’Atlantico e offre una vista spettacolare sulle Ebridi Esterne e sulle Isole di Uist, Rum e Canna. Da qui ci spostiamo verso Calgary Bay, che custodisce la spiaggia più conosciuta, nota anche con il nome di “white beach”, e accessibile dell’isola.
Il percorso da Calgary Bay a Salen è un’emozione infinita, guai a perderselo. Segue la costa ovest e offre viste mozzafiato sull’Oceano Atlantico, sulle isole Treshnish, Gometra e Ulva. E’ lungo questa impervia single-track che si trova anche la cascata di Eas Fors. Di fatto un susseguirsi di cascate che sfociano in una cascata finale di oltre 30 metri di altezza.
Tappa fotografica obbligata a Salen e da qui di nuovo giù affiancando la costa per raggiungere in serata, facendo attenzione al traffico locale (mai visto tante pecore, ma soprattutto Cows quante a Mull), Bunessan dove facciamo finalmente sosta per la notte.


Giorno 14: Isola di Iona – Ross of Mull – Oban
Siamo ormai agli sgoccioli di questo lungo itinerario di 15 giorni, ma non per questo abbiamo intenzione di battere la fiacca e perdere il ritmo. E allora che aspettiamo? Di corsa all’imbarco di Fionnphort, perchè l’Isola di Iona è lì davanti a noi. Questa minuscola isola, culla del cristianesimo in Scozia, è un luogo sospeso nel tempo ove si respira un profondo senso di pace e tranquillità. Il centro di maggiore interesse è l’abbazia benedettina, magnificamente restaurata, anche se non mancano tesori naturali e ampie distese di campi fioriti. Ma è nel godere di un silenzio puro, interrotto solo dal rumore dei propri passi, nel ritmo dell’isola che scorre lentamente, che se ne percepisce la vera essenza tutta spirituale. Dopo una mezza giornata su Iona (col senno di poi valeva la pena fermarsi di più!), torniamo sulla terraferma e ci rimettiamo in auto. Attraversiamo la penisola più lunga dell’isola di Mull: il Ross of Mull. Sono circa 28 Km di verdi vallate, cascate, laghi, montagne, castelli, pecore e mucche pelose. Prima di arrivare a Craignure, dove prenderemo il traghetto (l’ultimo!!) che ci farà sbarcare ad Oban, facciamo una breve sosta a Duart Castle, uno spettacolare castello il cui profilo frastagliato spicca sulla costa occidentale dell’isola. Peccato solo per le impalcature che lo incorniciano. Arriviamo ad Oban in serata, ancora il tempo per un salto alla distilleria in centro e salire alla McCaig’s Tower. Abbiamo già visitato la capitale scozzese dei molluschi in occasione di un precedente viaggio e ce ne siamo innamorati. E’ una di quelle cittadine che non si può raccontare, ma vivere.
E visto che è la nostra ultima sera qui in Scozia, godiamocela.


Giorno 15: Oban – Blackness Castle – Aeroporto di Edimburgo
Il mattino dell’ultimo giorno arriva presto e bisogna tornare. Edimburgo dista da Oban poco meno di tre ore e noi abbiamo il volo del rientro che parte nel primo pomeriggio. Lungo il tragitto, passiamo accanto Loch Awe, a St. Conans Kirk, attraversiamo il Parco Nazionale di Trossachs. Non potersi fermare e dover tirar dritto è una tortura, credeteci.
Tuttavia abbiamo in programma un’ultima tappa finale, cui teniamo molto: Blackness Castle.
Si trova a circa 10 miglia dall’aeroporto per cui si presta benissimo ad una deviazione. Questa imponente fortezza, sulla riva meridionale del Firth of Forth è balzata agli onori del turismo grazie alla serie tv Outlander. La caratteristica principale di questo castello, molto diverso da quelli cui siamo abituati, è la forma lunga e stretta che ricorda quella di una nave.
Peccato solo che il tempo a nostra disposizione stia per scadere. Questi 15 giorni sono letteralmente volati, l’adrenalina è ancora in circolo e facciamo davvero fatica tenere le fila di questo viaggio.
Anche questa volta lasciamo la Scozia con un’unica certezza: torneremo presto!!


Presto pubblicheremo degli approfondimenti sulle singole tappe dell’itinerario…….Stay tuned!!! Se hai bisogno di aiuto per organizzare il tuo viaggio in Scozia lascia un commento qui sotto o scrivici una mail!
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5 commenti
Che foto stupende! Ma sai che non pensavo si potessero passare 15 giorni tutti qui?! Le spiagge sono incredibili, sembrano tropicali (anche se immagino il clima non lo sia). E’ un viaggio costoso?
In effetti le temperature non sono proprio tropicali. Ad agosto eravamo sui 17°.Per i costi… La Scozia come un po’ tutta la Gran Bretagna non è propriamente low cost, ma prenotando con largo anticipo e qualche piccolo accorgimento ce la fa anche una famiglia di quattro persone come la nostra. 😊
È un viaggio che vorrei fare ma da Roma il prezzo è troppo
Ciao Nunzia putroppo la Scozia non è una meta propriamente low-cost , soprattutto in alta stagione.